“I napoletani sono geneticamente ladri” la frase di De Luca che oggi vorrebbe abiurare


 

Su Napoli, e ancor di più, sui napoletani – si sa- è sempre stato detto di tutto, a volte in modo da enfatizzare gli aspetti folcloristici e più fastidiosamente veraci del loro essere, altre ferendoli gratuitamente proprio in quanto cittadini della bella e vecchia Partenope. Fanatici di se stessi, persone sui generis, grossolani e, perché no, volgari a seconda della situazione, i napoletani hanno, loro malgrado, dovuto sopportare anche umiliazioni peggiori.

Difatti, chi è che ancora oggi ignora che essi sono geneticamente ladri, persone nate con lo spirito cleptomane e criminale inciso nel sangue? Per Vincenzo De Luca, ex sindaco di Salerno e candidato alle elezioni regionali 2015, si tratta di una verità atavica che nel lontano 2011 non esitò a esprimersi in tal senso. Intervenuto alla tavola rotonda della sessione «Parola chiave sostenibilità» sulla green economy e sullo sviluppo ecosostenibile nella cornice del Forum della Comunicazione presso l’Auditorium della Musica di Roma, a chi gli chiese perché Napoli non riuscisse a risolvere il problema dei rifiuti rispose prontamente: «perché lì ci sono persone geneticamente ladre: ladri di camorra o ladri di pubblica amministrazione non fa differenza».

Un’esternazione quanto mai ardita ed esclusivamente mirante a evidenziare la superiorità di Salerno, ovviamente rispetto alla città partenopea, in seno alla trasformazione urbanistica e alle politiche ambientali ed energetiche. Una scelta espressiva infelice che non tardò a suscitare polemiche, considerando che poco più tardi De Luca fu costretto a revisionare quanto affermato, a cercare di parafrasare meglio che potesse il senso di ciò che aveva asserito. Al di là delle sue intenzioni, a suo dire, non malvagie e atte solo a ricordare che i Napoletani non sono carnefici di stessi, ma vittime della camorra, del malaffare e delle ruberie commesse a loro svantaggio, sta di fatto che queste parole non potevano passare inosservate e, ancora oggi, a distanza di anni sono capaci di generare giusta indignazione e voglia di rivalsa.

Certamente ripescare un simile evento a poche settimane dalle elezioni regionali potrebbe essere interpretato come un atteggiamento fazioso, quasi settario, contro De Luca, ma ciò non corrisponde al vero, perché l’intenzione è quella di ovviare a ogni probabile aggancio del fatto all’attualità e, invece, di isolarlo non solo perché lo si possa conoscere, ma anche e soprattutto per tentare di decostruirlo, così come da tempo si tenta di abbattere gli altri luoghi comuni esistenti su Napoli.

Stanca e angosciata più che annoiata da tali faccende, Napoli, consapevole dei suoi nei quanto delle sue perle, in risposta a ciò non fa che puntare contro il suo essere meravigliosa, cosa che è accaduto anche quando Rick Steves, uno dei più eminenti autori di guide di viaggio, in un articolo di Fan Page più che una guida scrive un manuale di sopravvivenza: «dai per scontato che tutti i mendicanti che non hanno menomazioni fisiche sono dei ladri; ogni capannello di persone è probabilmente uno specchietto per le allodole per coprire gruppi di ladri». Inoltre, non è da meno la descrizione che l’autore fa della stazione centrale “piena di ladri che cercano come prede disorientati turisti con i loro bagagli”: puro pregiudizio, semplice acquisizione di un sentito dire che Steves non ha modo di sperimentare sulla sua pelle. È questo che lascia basiti, che va considerato emblematico della forma mentis con la quale gran parte delle persone, straniere e non, si accostano alla città partenopea quando capita di farvi visita.

 

 

 

 


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