Bossi la scampa ancora: chiamò Napolitano “terrone”, Mattarella gli concede la grazia

Matteo Salvini e Umberto Bossi: il primo non ha mai rinnegato il secondo


Umberto Bossi la fa franca, ancora una volta. Sergio Mattarella gli ha infatti concesso la grazia per la questione dell’insulto all’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, che fu apostrofato “terrone” dal fondatore della Lega Nord.

I fatti risalgono all’anno 2011, durante una festa invernale della Lega ad Albino. Nel 2015 fu condannato a 18 mesi di reclusione dal Tribunale di Bergamo, pena ridotta ad 1 anno e 15 giorni dalla Corte di Cassazione con sentenza del 12 settembre 2018. È stato ritenuto colpevole del reato di vilipendio al Capo dello Stato. Oggi è arrivata la grazia proprio da parte del successore di Napoletano.

Umberto Bossi, quindi, non sconterà nessun giorno di galera, come avvenuto già per le recenti condanne passate in giudicato. Nell’ambito del processo ENIMONT fu condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.

Fu poi condannato per vilipendio alla bandiera a 1 anno e 4 mesi di reclusione (fatti risalenti al 1997), pena commutata a 3000 euro di multa grazie alle modifiche apportate alle norme del codice penale sui reati di opinione. Successivamente, grazie all’indulto, non ha dovuto neanche versare l’importo della multa.

Per il processo The Family, quello cioè riguardante la truffa dei celebri 49 milioni della Lega Nord, Umberto Bossi l’ha fatta franca perché non è stato denunciato dal suo partito. Secondo i magistrati Bossi avrebbe speso circa 208mila euro del partito per spese personali. L’unico querelato dal Carroccio guidato da Matteo Salvini è stato Franco Belsito, che infatti è stato condannato.


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