A spiegare nel dettaglio la situazione è l’avvocato di Viviana Starita, figlia di Luigi. “I dubbi alla base della nostra querela e dei diversi solleciti sono relativi ai ritardi con cui ci si è approcciati al trattamento di Luigi Starita, sia per quanto riguarda il tampone, avvenuto diversi giorni dopo la comparsa dei sintomi riconducibili al Covid-19, sia per quanto riguarda l’ospedalizzazione”, afferma l’avvocato.
L’ok all’esame autoptico arriva dopo tre mesi di solleciti da parte della famiglia. Tutto sarebbe iniziato lo scorso 8 marzo, quando Luigi avrebbe iniziato a star male. Secondo i racconti dei familiari, l’uomo aveva febbre alta accompagnata da una tosse stizzosa, eppure il medico di famiglia continuava a tranquillizzarlo, forte dei pochi casi riscontrati nei comuni della costiera.
Al 14 marzo, le sue condizioni di salute sarebbero decisamente peggiorate, ma il medico non avrebbe ritenuto indispensabile il tampone o il ricovero. Semplicemente, gli avrebbe prescritto infiltrazione di Rocefin e Bentelan. Inutile, sostengono i familiari, anche la richiesta di aiuto alla guardia medica di Meta di Sorrento.
I parenti della vittima ipotizzano dunque una lunga catena di omissioni e inadempienze, il che li ha spinti a coinvolgere la magistratura. Nel frattempo, la procura di Torre Annunziata ha emesso ben dieci avvisi di garanzia. Tra gli indagati figurano il medico curante del settantacinquenne, quelli che l’hanno trattato al nosocomio di Sorrento e i sanitari che l’hanno avuto in cura al Loreto Mare di Napoli.