Stalking, la legge non basta. L’allarme di una vittima di violenza: “I preti mi hanno invitato a perdonare mio marito, le associazioni mi ignorano”


Questa è la storia di “Antonella“, una donna che è costretta a vivere quotidianamente con la paura che il suo stalker possa farle ancora del male. Purtroppo lei come tante altre donne vittime di abusi e violenza, è limitata e non protetta da leggi che non funzionano. L’unico centro antiviolenza di Castellammare di Stabia che frequentava è stato chiuso, ma nonostante questo Antonella lotta facendo conoscere la sua storia per far sì che le cose cambino. A tal proposito il sito Retenews24.it scrive:

“La mia è una lotta fredda”. Sono queste le parole che usa Antonella per definire la sua battaglia in difesa delle donne vittime di stalking e di violenza. Antonella,  la chiameremo così per proteggere la sua identità, è una delle giovani mamme che frequentava il centro antiviolenza di Santa Caterina a Castellammare di Stabia (inaugurato nel 2007, il centro ha chiuso i battenti nel corso dell’amministrazione guidata da Luigi Bobbio). Antonella è una donna non ancora quarantenne vittima di abusi e stalking da parte dell’ex marito.

La donna paga i limiti di una legge che a suo dire non tutela le vittime. “La legge non funziona – racconta Antonella il mio ex, condannato ad un anno di reclusione in primo grado a pagare i danni e le spese processuali, oggi ha tutto il diritto di fregarsene, è libero di insultarmi quando vuole”. Una storia di denunce, indagini andate a rilento, molestie continue. Molestie che continuano nonostante una condanna in primo grado.  Antonella, stringe tra le mani un quaderno, è il suo diario. Pagine scritte dove, per anni, ha annotato ogni schiaffo, ogni pugno, ogni ingiuria,  ogni bussata di campanello in piena notte. “C’ è stato un periodo in cui mi recavo quotidianamente dalle forze dell’ordine”. Ha chiesto aiuto e ha cercato conforto. Ma non è stato così facile. Ci sono stati preti che le hanno consigliato di perdonare le violenze dell’ex marito, per il bene della famiglia. Ci sono state associazioni illustri che, hanno come testimonial showgirl e parlamentari che dopo un primo contatto telefonico l’hanno ignorata.

“A  differenza – ci tiene a sottolineare – di quello che raccontano ne salotti televisivi il pomeriggio. Vorrei che il mio racconto fosse d’aiuto ad altre donne a non scoraggiarsi. Chi fa le leggi dovrebbe provare sulla propria pelle cosa significa non essere credute”. Non sempre , infatti, una vittima di stalking può dimostrare ciò che subisce . “Noi vittime dobbiamo essere credute a prescindere e non solo se riusciamo o meno a portare prove delle violenze subite”. Spesso, soprattutto quando si vive in una piccola realtà, non sempre gli amici sono pronti  a testimoniare, a metterci la faccia per salvare l’amica in difficoltà.  La legge non prevede segnalazioni anonime  e soprattutto la polizia giudiziaria solo se autorizzata dal Pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze), può applicare la misura pre-cautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

“A me – ricorda Antonellaè stata archiviata una denuncia  perché non avevo prove”. Stanca di vedere madri uccise e figli che le piangono o anziani genitori riprendere in casa figlie malmenate come è accaduto un po’ a lei.  “Si parla tanto ma poi nei fatti non si fa nulla. Questo è il grande problema”.

Una serenità ormai  persa ma non la voglia di combattere per le altre mettendo in campo strumenti di prevenzione e contrasto di lungo periodo che agiscano culturalmente per evitare che le violenze possano moltiplicarsi e permanere. “I centri antiviolenza – conclude Antonella–  vanno fortemente sostenuti, sono fondamentali perché intercettano le donne nel momento più difficile. E’ stato così anche per me. Dalla mia esperienza posso dire che occorre investire anche nelle strutture sanitarie, nelle forze dell’ordine, nell’educazione scolastica. A chi fa le leggi chiedo : fomate gli operatori per le vittime e per gli stalker . E’ importante che tutti negli ospedali, nelle caserme e nei commissariati sappiano come trattare una vittima e uno stalker”


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