Economia, Svimez: “Il Sud sta tornando nel tunnel della recessione”


Luca Bianchi, direttore generale di Svimez, aveva già anticipato a fine marzo, a Matera, durante un convegno nazionale dei Cavalieri del lavoro, che il sud sta tornando nel tunnel della recessione.

E ieri l’economista dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, davanti alle Commissioni di Bilancio di Senato e Camera, ha riportato in auge l’argomento, mettendolo in relazione con l’impatto della Manovra.

Queste sono le dichiarazioni dell’economista: “Il quadro economico e finanziario assai prudenziale, ma realistico, che emerge dal Def 2019, purtroppo conferma la “grande frenata” del Meridione, che si inserisce in un contesto di rallentamento e profonda incertezza della dinamica italiana. Con un Paese che si ferma – prosegue – secondo le nostre previsioni, dopo quattro anni di (sempre più debole) ripresa, malgrado l’impatto positivo di alcune politiche, al Sud torna il segno meno.

“Il dato di consuntivo del 2018, principalmente a causa dell’impatto dell’occupazione sui redditi, determina un rallentamento molto più accentuato nel Mezzogiorno. E il 2019 inizia assai più in salita nel Meridione rispetto al resto della Penisola.

“Il quadro Nord-Sud stimato dalla Svimez con il suo modello econometrico evidenzia un Pil tendenziale in modesto incremento nel Centro-Nord, +0,2%, mentre nel Mezzogiorno, anche alla luce dell’inversione di tendenza del mercato del lavoro del 2018, il prodotto interno lordo è previsto in riduzione di due decimi di punto“.

Secondo Luca Bianchi, accompagnato dal presidente Adriano Giannola e dal vice direttore Giuseppe Provenzano “La Svimez ha stimato gli effetti territoriali dell’introduzione, dall’aprile 2019 del Reddito di Cittadinanza nelle due ripartizioni del Paese”.

L’impatto sul Pil, infatti, “Appare di portata piuttosto modesta a livello nazionale, pari allo 0,1 percentuale nell’anno. A livello territoriale, l’incidenza risulta più alta nel Meridione rispetto al Centro-Nord, per effetto di una maggiore concentrazione dei beneficiari: 0,14% al Sud contro lo 0,07% nel Nord nel 2019 e 0,35% contro 0,14% nel 2020 e 2021“.

Lo stesso Bianchi, parla di investimenti: “Con riferimento agli investimenti non è prevedibile, invece, una significativa accelerazione nel 2019, anche per i modesti effetti che possono avere nell’anno provvedimenti quali lo Sblocca cantieri e il Decreto crescita, emanati in questi giorni. Alla luce di tali considerazioni, le previsioni per il 2019, tenendo conto dello scenario programmatico, sono: nel Mezzogiorno -0,06 di Pil programmatico, nel Centro-Nord +0,27.

“Quanto agli investimenti privati, che negli scorsi anni avevano compensato il declino degli investimenti pubblici, consentendo al Mezzogiorno di riprendere un cammino di crescita, il Def non fornisce alcuna indicazione sulla proroga del credito di imposta, il cui positivo impatto è stato più volte sottolineato dalla Svimez.

“La clausola del 34%, che comunque non avverrebbe prima dell’esercizio di Bilancio 2020, pur rappresentando una novità positiva, appare dunque assai parziale e incerta.

“Colpisce la mancanza di una strategia specifica per il Mezzogiorno, proprio nell’anno in cui abbiamo salutato come una novità positiva l’attenzione dedicata dal Country Report della Commissione europea alla priorità di intervento sulla coesione economica, sociale e territoriale”.

La soluzione proposta da Bianchi è la seguente: “Soltanto un massiccio rilancio degli investimenti pubblici, soprattutto nel Mezzogiorno, può attivare un moltiplicatore del tasso di sviluppo.

“Non appare in grado corrispondere al necessario rilancio della domanda interna, invece, la previsione di una “tassa piatta” sui redditi da lavoro che, al di là dell’impatto sui conti pubblici, avrebbe una ricaduta territoriale fortemente asimmetrica, a svantaggio del Mezzogiorno, l’area con redditi più bassi.

“Gli scenari alternativi ad oggi più probabili avrebbero un impatto significativamente maggiore nel Mezzogiorno, insostenibili in un’area che già vive una condizione di emergenza sociale, solo parzialmente mitigata dall’impatto del RdC, e per una cittadinanza “diseguale” nell’accesso a servizi essenziali, che la prospettiva di autonomia differenziata potrebbe ulteriormente aggravare”.


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