Pericolo sismico e scuole: lo Stato non dà soldi al Sud


Il pericolo sismico, come afferma l’Istituto nazionale di Geofisica, riguarda in Italia soprattutto la dorsale appenninica con le regioni meridionali ad essere quelle più esposte, insieme a qualche regione del centro e del Nord-Est. Lo Stato, come è giusto, ha stanziato alcuni milioni di Euro per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, ma il modo in cui li ha distribuiti lascia perplessi: la somma complessiva destinata al Meridione (Abruzzo, Basilicata, Calabria, campania, Puglia e Sicilia) è di 2.985.000 Euro, meno perciò di tre milioni, quando alla sola Lombardia che non è una regione a rischio sismico sono stati dati quasi 37 milioni, al Piemonte più di 11 milioni e mezzo. Come si vede dallo schema fornito da “l’Extraterrone”, il gettito di finanziamenti disegna un’altra Italia per quel che concerne il rischio sismico, con il Centro-Nord assorbe il 69% dei soldi messi a disposizione per mettere in sicurezza le scuole, dove ogni giorno si recano bambini e ragazzi. Al Sud arriva soltanto il 3% delle risorse, a dimostrazione di come il Mezzogiorno sia per l’Italia soltanto una colonia interna. Uno Stato che nel 2002, quando a san Giuliano in Puglia, in Molise, una scuola è crollata uccidendo 27 bambini e una maestra, si è fatto vedere in prima linea a piangere, mostrare cordoglio, ma che non fa nulla per evitare eventuali future tragedie come quella. Uno Stato così, credo possa essere pacificamente detto, è uno Stato assassino.


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