Sanità e trasporti distrutti: in 8 mesi sono riusciti a partorire solo il coprifuoco


Il coprifuoco è ormai realtà. Non si chiama lockdown, ma pian piano forse è proprio lì che i nostri governanti ci stanno portando, magari senza chiamarlo in questo modo e senza imporcelo come in primavera. Lo scorso fine settimana il centro storico di Napoli era quasi deserto già tra le 22.00 e le 23.00, un orario in cui si era abituati a vedere migliaia di giovani in strada. Nonostante ciò, si è deciso di intervenire ulteriormente sulla movida senza – tra l’altro – aver preventivamente messo in campo delle misure di sostegno a quelle attività che si reggono grazie alla vita notturna.

LA NUOVA AUTOCERIFICAZIONE

L’impressione di gran parte degli italiani è che i governi, quello nazionale come quelli regionali, non sappiano assolutamente dove andare a parare. Appena si è visto che i contagi cominciavano a salire si è andati verso le restrizioni, le chiusure pressoché indiscriminate.

Il punto debole della nazione, si sa, nell’emergenza coronavirus è costituito da una sanità pubblica che in venti anni è stata smantellata e distrutta in favore di quella privata, non in grado però di garantire gli stessi servizi. I posti in terapia intensiva sono stati decimati. Per distribuire favori a destra e a manca, usanza tipicamente italiana, non si è pensato che quelle scelte potevano costare la vita delle persone. Altro punto debole è quello dei trasporti, è lì che si creano gli assembramenti più pericolosi. Già insufficienti in tempo normali, con la capienza ridotta la situazione è ulteriormente peggiorata.

La risposta del nostro Paese a tali criticità è quello di chiudere. Gli amministratori vietano, perché vietare è facile, ma questo saprebbero farlo tutti: costoro invece sono stati votati per trovare soluzioni attive, per fare. In otto mesi di pandemia non sono riusciti a migliorare in modo sensibile i settori chiave. È vero che altre nazioni hanno già messo in campo misure molto restrittive, ma queste non vengono da un lockdown primaverile come quello italiano, fatto di lacrime e sangue. Un sacrificio così immenso, un comportamento esemplare di tutta la popolazione, meritava risposte diverse. Ed invece si scarica ancora sui cittadini l’incompetenza di chi detiene il potere.


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