Gaza, uno studio accademico corregge i numeri del genocidio: 680mila morti, di cui 479mila bambini

I numeri del genocidio a Gaza: si stimano 680mila morti, di cui 479mila bambini


Un recente rapporto intitolato Skewering History: The Odious Politics of Counting Gaza’s Dead, firmato da Richard Hill (professore alla Griffith University, Australia) e Gideon Polya (biochimico alla Trobe University, Australia), affronta direttamente il costo umano del genocidio di Israele a Gaza.

Gli autori sottolineano che, a causa delle restrizioni alla stampa in Israele e del deliberato targeting dei giornalisti nella Striscia, le informazioni sul conflitto e sulla distruzione della popolazione sono inevitabilmente distorte. I dati sui morti arrivano ogni giorno dal Ministero della Sanità di Gaza, ma secondo il rapporto, in un contesto urbano densamente popolato come quello, è molto difficile avere cifre realmente accurate.

Bambini sotto le macerie e corpi irraggiungibili

Il documento cita l’organizzazione indipendente Save the Children, che stima fino a 20mila bambini sepolti sotto 51 milioni di tonnellate di macerie. A ciò si aggiungono corpi non identificati e persone disperse. I bombardamenti continui hanno reso impossibile, o quasi, il recupero delle vittime.

Le difficoltà aumentano perché ospedali e strutture sanitarie vengono regolarmente colpiti: il personale prova a registrare ogni ferito e ogni morto, ma le condizioni rendono i dati frammentari e incompleti.

Il conto reale delle vittime

Secondo Hill e Polya, i numeri ufficiali escludono i decessi indiretti causati dalla distruzione del sistema sanitario, dall’insicurezza alimentare e dalla mancanza di acqua e servizi igienici. Per questo, la stima reale delle vittime sarebbe molto più alta.

Il rapporto afferma che è necessario calcolare anche i decessi “non violenti”, ossia quelli dovuti a privazioni imposte dalla guerra. Applicando modelli già usati per Iraq e Afghanistan, le morti a Gaza sarebbero 12-14 volte superiori al dato ufficiale.

Fame, traumi e madri impossibilitate ad allattare

Un esempio riguarda l’impatto sulle madri: lo stress post-traumatico, unito alla mancanza di acqua, cibo, rifugi, igiene, elettricità e latte artificiale, rende quasi impossibile l’allattamento. Una situazione che aumenta la mortalità infantile e contribuisce al numero complessivo di vittime.

Sulla base di questi calcoli, gli autori stimano che il numero reale di morti possa arrivare fino a 680mila, considerando sia le vittime dirette dei bombardamenti sia quelle uccise dalle privazioni. I bambini morti sarebbero 479mila.

La conferma involontaria di Trump

Una conferma indiretta è arrivata dal presidente USA Donald Trump, che nel maggio scorso ha parlato di voler “rimuovere 1,7 milioni di gazawi” per sviluppare il suo progetto di “Riviera del Medio Oriente”. Poiché la popolazione prebellica era di 2,4 milioni, i numeri da lui citati coinciderebbero con circa 700mila persone uccise o scomparse.

Il rapporto sottolinea che ignorare o mascherare il vero bilancio delle vittime civili in guerra non è insolito.

La responsabilità internazionale

Come ha detto lo storico Ilan Pappe, “la pulizia etnica della Palestina deve entrare nella nostra memoria collettiva come crimine contro l’umanità”. Secondo gli autori, stiamo assistendo a un atto criminale in tempo reale.

Per questo, occorre aumentare la pressione politica: Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e governi nazionali devono interrompere ogni collaborazione con Israele. Seguendo l’esempio dei portuali italiani e greci, i lavoratori possono farsi forza per costringere i governi a fermare i finanziamenti a quella che viene definita una politica di genocidio.

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