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Olimpiadi Milano-Cortina, altro che fondi privati: ennesimo salasso di soldi pubblici per eventi al Nord

A febbraio 2026 Veneto e Lombardia ospiteranno i Giochi olimpici invernali. Una festa dello sport, certo, ma soprattutto l’ennesima voragine economica scaricata sulle casse pubbliche. Nel 2019, quando l’Italia ottenne la manifestazione, le regioni promotrici e gli sponsor assicurarono che non sarebbe costato “un euro allo Stato”. La previsione era di 1,4 miliardi. Oggi il conto è salito a 5,7 miliardi, quadruplicando la stima iniziale. E, come sempre, la differenza la pagheranno i contribuenti.

Fiumi di denaro pubblico per le Olimpiadi di Milano-Cortina

Gli errori non sono certo una sorpresa: le Olimpiadi di Torino 2006 continuano ancora oggi a produrre debiti pubblici. Possibile che chi ha presentato la candidatura non sapesse che impianti, infrastrutture e strade avrebbero richiesto ristrutturazioni profonde? O che i costi delle materie prime sarebbero aumentati con l’inflazione? A pensar male si farà anche peccato, ma l’impressione è che più che incompetenza ci sia stata una strategia precisa: promettere poco, spendere moltissimo, e garantire profitti sostanziosi a pochi privati.

Fondazione Milano Cortina e l’ombra delle inchieste

A rincarare le critiche c’è anche il giornalista Giuseppe Pietrobelli, autore del libro Una montagna di soldi, secondo cui solo l’organizzazione — affidata alla Fondazione Milano Cortina — pesa 2 miliardi, di cui 400 milioni di denaro pubblico non previsto inizialmente. Uno scenario aggravato dalla recente indagine della Procura di Milano su presunte irregolarità negli appalti digitali e nelle assunzioni. Tuttavia, con un decreto ad hoc, il governo Meloni ha stabilito che la Fondazione non è ente pubblico: conseguenza, niente reati di turbativa d’asta né corruzione applicabili.

Intanto, mentre gli investimenti pubblici esplodono, non mancano le polemiche per presunti favoritismi. Nel cuore delle Dolomiti, nella zona rossa delle Tofane, aprirà il ristorante El Camineto, locale di cui è socio di maggioranza Dimitri Kunz, compagno della ministra del Turismo Daniela Santanchè. Sarà l’unica struttura aperta durante i Giochi, come sede per organizzatori e ospiti internazionali. Una coincidenza che aggiunge altra benzina sul fuoco di chi denuncia una gestione sbilanciata a favore di pochi, mentre lo Stato continua a coprire gli extracosti.

Ancora una volta, l’Italia paga e tace

Alla fine, resta una sola certezza: la collettività pagherà il conto. Un copione già visto, che si ripete con puntualità: opere che lievitano, debiti destinati a pesare per anni e benefici concentrati quasi esclusivamente in due regioni già economicamente forti. Per il resto del Paese, soprattutto il Sud, l’ennesima prova che i grandi eventi sono spesso un affare per pochi e un salasso per tutti.