Morte Maria Paola, un ragazzo trans: “Il problema? Donna vista come proprietà privata”


Parlare di quanto è successo venerdì sera alla 22enne Maria Paola Gaglione, uccisa dal fratello perché innamorata di un ragazzo trans è doloroso, ma anche doveroso. Viviamo nel 2020 e ancora siamo etichettati, vittime di bullismo, giudicati per il nostro aspetto esteriore perché magari non rispettiamo gli “standard” che siamo abituati a vedere in televisione o sui social dove spesso ci si sforza per far sembrare tutto perfetto.

Ancora oggi chi si sente intrappolato in un corpo in cui non si riconosce deve essere additato, deve essere ritenuto “anormale”, deve aver paura di esternare la propria essenza. Ma ciò deve finire e presto. E potrà finire solo se ci si fa sentire, se ne parliamo, rendendo deboli coloro che ancora pensano che tutto questo sia sbagliato.

Sulla vicenda si è espressa, anche se indirettamente, anche Chiara Ferragni, una delle influencer più popolari al mondo.

La Ferragni ha infatti ripostato, nelle sue storie di Instagram, un post di un ragazzo trans, Francesco Cicconetti che dunque si è sentito in dovere di dire la sua opinione:

“Quanto successo venerdì sera è una tragedia, che ci deve toccare tutti. È importante che a questa notizia sia attribuita non solo la giusta notorietà, ma anche gravità, che raggiunge i confini del disumano. L’analisi grammaticale di questo fatto di cronaca nera ci racconta di un uomo che uccide la sorella, sangue del proprio sangue, poiché incapace di accettarne la vita relazionale.

Prima ancora di scavare nella transfobia, quindi, incontriamo un altro grande problema: quello del patriarcato. Nel 2020, ancora assistiamo all’ethos della donna come proprietà privata, incapace e soprattutto non meritevole di pensare ed agire in maniera indipendente.

Mi domando: chi è davvero libero, allora? È libera Maria Paola, morta colpevole di aver amato? È libero suo fratello, incastrato a monte da un sistema che lo erge a giudice, giuria e boia? È libero Ciro, privato della compagna e della propria identità? Mi dispiace Maria Paola, perché insieme a te perdiamo tutti.

Perdono gli uomini buoni, di valore, che con questo vedono nuovamente la loro credibilità e affidabilità messe in gioco, solo in quanto uomini. Perdono le donne, la cui paura dell’altro, dell’uomo, del maschio, viene ancora una volta legittimata. Perdo io in quanto ragazzo transessuale, che da oggi sento di dover tenere un occhio aperto anche sulla persona che amo, e non più solo su di me.

Perde l’idea dell’amore tutta, privata sempre più della sua trascendenza. Perdono soprattutto la stampa, la società; le loro regole che ci ingabbiano e che non ci vogliono conoscere, quelle che in una sera hanno rovinato 3 vite. Appellarsi a Ciro sottolineandone il percorso di vita, il sesso biologico, o peggio ancora chiamandolo al femminile, definendo la sua relazione con Maria Paola ‘’omosessuale’’ o ‘’gay’’, sbriciolando i suoi diritti e sminuendone la sofferenza; tutto questo, in conclusione, vi rende partecipi del marcio che ha portato a questo omicidio brutale”.

 

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Quanto successo venerdì sera è una tragedia, che ci deve toccare tutti. È importante che a questa notizia sia attribuita non solo la giusta notorietà, ma anche gravità, che raggiunge i confini del disumano. L’analisi grammaticale di questo fatto di cronaca nera ci racconta di un uomo che uccide la sorella, sangue del proprio sangue, poiché incapace di accettarne la vita relazionale. Prima ancora di scavare nella transfobia, quindi, incontriamo un altro grande problema: quello del patriarcato. Nel 2020, ancora assistiamo all’ethos della donna come proprietà privata, incapace e soprattutto non meritevole di pensare ed agire in maniera indipendente. Mi domando: chi è davvero libero, allora? È libera Maria Paola, morta colpevole di aver amato? È libero suo fratello, incastrato a monte da un sistema che lo erge a giudice, giuria e boia? È libero Ciro, privato della compagna e della propria identità? Mi dispiace Maria Paola, perché insieme a te perdiamo tutti. Perdono gli uomini buoni, di valore, che con questo vedono nuovamente la loro credibilità e affidabilità messe in gioco, solo in quanto uomini. Perdono le donne, la cui paura dell’altro, dell’uomo, del maschio, viene ancora una volta legittimata. Perdo io in quanto ragazzo transessuale, che da oggi sento di dover tenere un occhio aperto anche sulla persona che amo, e non più solo su di me. Perde l’idea dell’amore tutta, privata sempre più della sua trascendenza. Perdono soprattutto la stampa, la società; le loro regole che ci ingabbiano e che non ci vogliono conoscere, quelle che in una sera hanno rovinato 3 vite. Appellarsi a Ciro sottolineandone il percorso di vita, il sesso biologico, o peggio ancora chiamandolo al femminile, definendo la sua relazione con Maria Paola ‘’omosessuale’’ o ‘’gay’’, sbriciolando i suoi diritti e sminuendone la sofferenza; tutto questo, in conclusione, vi rende partecipi del marcio che ha portato a questo omicidio brutale. @tg2raiofficial, @tg1_rai_official, @ilmattino.it, @corriere, @ilmessaggero.it, @skytg24, @giornaledisicilia, @rainewsofficial, @news24 e troppi ce ne sono ancora: siete tutti complici di questo scempio e io voglio che lo sappiate.

Un post condiviso da Francesco Cicconetti (@mehths) in data:

Francesco ha anche un canale su Youtube, TheDuckFaith, in cui parla proprio della transazione di genere e come affrontare le proprie paure in merito.


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