Intervista a Francesco Lettieri: l’astro nascente della musica italiana è napoletano


Un giovane artista napoletano sta emergendo nella musica italiana. Francesco Lettieri è un ragazzo napoletano di 28 anni ed ha vinto, con record di voti, l’ultimo concorso di Musicultura, un importante riconoscimento musicale, con il brano “La mia nuova età”.

Di seguito l’intervista:

Hai vinto l’ultima edizione di musicultura, importante concorso nazionale, te lo aspettavi?
“Musicultura era il mio più grande sogno. Ne ho seguito tante edizioni da casa, guardando e riguardando i video delle audizioni, delle finali, esercitando la mia immaginazione a collocarmi lì, sul palco dell’arena Sferisterio. Non direi che me l’aspettavo, certo ci speravo, e se non ci fossi riuscito avrei provato, poi provato ancora, e poi ancora e poi ancora. Forse l’ho voluto così tanto, così fortemente, da attirarlo a me.”

Hai aperto il concerto di Vecchioni cantando il tuo pezzo e ricevendo anche i suoi complimenti. Cosa ti ha detto e come ti sei sentito in quel momento?
“La fiera delle parole, a Padova, a cui sono stato invitato a partecipare dalla meravigliosa Bruna Coscia. È stata un’altra avventura incredibile, una specie di favola. Ritrovarsi, alla fine della mia esibizione, Roberto Vecchioni in piedi, ad applaudirmi, è stato surreale e bello in una maniera difficile da raccontare. Mi ha detto “caspita , hai una gran voce! La canzone la conoscevo già, a Musicultura l’ho votata!”

Ti ispiri a qualche artista in particolare?
“Consciamente non mi ispiro a nessuno, nel senso che non c’è nessun artista di cui dico ” vorrei scrivere una canzone come lui!”. Però ascolto tanta musica, e credo che in maniera inconscia tutta si mischi e confluisca nelle mie composizioni. Ascolto tanta musica strumentale, Chopin, Brad Mehldau, Rachmaninov, Bach, Bollani, e tanta musica italiana, in particolare Dalla, Silvestri, Brunori, Bersani.”

Cosa pensa un musicista come te della musica di oggi, ricca di arrangiamenti elettronici e sintetizzatori come la trap?
In generale, nel confronto tradizione/innovazione credo che le estremizzazioni siano sbagliate, nell’una e nell’altra direzione. Da una parte credo cioè che, dati il progresso tecnologico e le possibilità che questo ci offre, sia giustissimo e sacrosanto sperimentare, ricercare nuovi tipi di sonorità, usare l’elettronica, essere curiosi.

“D’altro canto credo poi che chi dice che gli strumenti “tradizionali” abbiano già detto tutto quello che avevano da dire sia in errore. Poi c’è da dire una cosa, fare musica secondo me significa dire qualcosa, comunicare. Perciò sono necessarie due cose, ragionando in tal senso: avere qualcosa da dire, innanzitutto; e poi avere gli strumenti per dirlo. E gli strumenti per dirlo sono secondo me una cosa che va raffinata negli anni, con lo studio, con la pratica dello strumento che si sceglie di utilizzare.

“Nel mio caso, io ho la presunzione di ritenere di avere qualcosa da dire da quando sono piccolo, da quando  ho cominciato a comporre al pianoforte, ma i miei strumenti, il mio linguaggio, sono migliorati col tempo. Sono migliori ovviamente oggi che ho 28 anni, e voglio migliorare ogni giorno di più, perché non ne sono ancora soddisfatto,  spero di non esserlo mai. E io ho passato la mia vita fin qui a studiare un unico strumento, il pianoforte, da quando avevo 6 anni. E mi chiedo: ma come si fa invece tra tutti quei sintetizzatori, tra tutte quelle librerie digitali in cui ci sono migliaia di suoni. Ed ecco dove scatta l’errore, secondo me: c’è tanta gente che usa quei suoni senza averne consapevolezza, confezionando dei bei pacchetti vuoti.

Cosa senti di dire ai giovani musicisti che da poco si sono affacciati in questo fantastico mondo?
“Una delle cose più belle che mi sta capitando da quando ho vinto Musicultura e il premio Bertoli è che mi contattano tantissimi ragazzi da tutta Italia per farmi ascoltare le loro canzoni, per chiedermi un parere . Di questo io sono contento e lusingato, e mi onora poter dare il mio umile contributo. Quello che suggerisco a chiunque voglia iniziare a muoversi in questo mondo è di essere sinceri, e onesti, sempre, con se stessi e con gli altri. Se avete qualcosa da dire, parlate, se non avete niente da dire, tacete. In musica e nella vita secondo me bisogna far così.”

Progetti?
“I miei progetti nel breve termine sono di fermarmi un attimo per godere di tutto quello che è successo in quest’ultimo anno. Dal 18 ottobre 2018, data in cui è uscito il mio primo album, non mi sono fermato mai, negli ultimi mesi fino all’inizio di dicembre sono stato ad Arezzo, Padova, Milano, Modena, Macerata e ho deciso di prendermi questo mese di dicembre per studiare, comporre. Sto scrivendo tantissimo in questo periodo. Ho un concerto il 29 dicembre a Giugliano, e vari altri da gennaio in poi, che pubblicherò a tempo debito sui vari social”

Un saluto ai nostri amici di VesuvioLive?
Ciao! E grazie per la piacevole chiacchierata!

 


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