Coronavirus, il mondo vuole i medici napoletani: ma l’Italia non dà fondi né supporto


Tutto il mondo ripone la propria speranza nell’operato dei medici napoletani del Pascale e del Cotugno per sconfiggere il coronavirus. Il team, coordinato dal dottor Paolo Ascierto, è stato contattato anche dagli USA che si apprestano ad affrontare la pandemia. Grazie alla loro preparazione, al loro impegno, la loro esperienza, al loro lavoro si è scoperto che un farmaco contro l’artrite riesce a curare la polmonite da coronavirus: utilizzato con ottimi risultati sui pazienti ricoverati a Napoli, il trattamento è stato esteso in tutto il Paese con ottimi riscontri. Il team napoletano ha trovato spazio anche in un articolo del New York Times.

A questo proposito giova ricordare la situazione della Sanità campana, che è appena uscita dal commissariamento dopo ben dieci anni. In Italia la Sanità, come è noto, è competenza delle regioni grazie alla riforma costituzionale del Titolo V, la quale ha creato nei fatti un meccanismo che penalizza le regioni meridionali e premia quelle settentrionali, poiché queste partivano da una pregressa posizione di vantaggio.

Le regioni del Sud, quindi, si sono trovate costrette a cercare di ridurre un gap potendo non solo contare su minori finanziamenti, ma dovendo anche azzerare dei debiti. Una gara, insomma, in cui alcuni partivano più avanti e altri più indietro. Il risultato è stato quello di sacrificare i servizi per i cittadini, costretti alla migrazione sanitaria verso il Nord con tutte le conseguenze del caso (negative per il Sud ed i suoi abitanti, positive per il sistema settentrionale). Un’operazione quasi impossibile, che però la Regione Campania, grazie a sacrifici immensi, sta facendo diventare possibile.

Poco spazio ha trovato sui media la faccenda degli 840 miliardi di euro (dati Eurispes) che, dal 2000 al 2017, lo Stato ha sottratto al Sud per dirottarli al Nord ed in parte al Centro. Quante cose si sarebbero potute fare al Sud con quei soldi? Ed invece nel silenzio quasi assoluto, se non fosse per poche testate tra le quali la nostra, lo scippo è passato inosservato.

Per tali ragioni, dunque, il contributo dei medici napoletani nella lotta al coronavirus assume ancora più significato. I nostri medici, i nostri ricercatori, sono costretti a lavorare potendo usufruire di molti meno fondi rispetto ai colleghi della Lombarda, del Veneto, dell’Emilia Romagna, del Piemonte, della Toscana, del Lazio, eppure sono stati loro ad avere il colpo di genio. Figuratevi se avessero le stesse possibilità dei più “fortunati”.

Uno squilibrio su cui ha posto l’accento il presidente Vincenzo De Luca, commentando il blocco del carico di mascherine, pronto alla “guerra” qualora lo scenario non cambi.

“L’Asl Napoli 2 si fornisce dall’azienda Ambra con forniture dirette: aveva ordinato 70mila mascherine. È stato bloccato un carico, dalle forze dell’ordine o dalla Protezione Civile; stiamo approfondendo il problema in queste ore. Qui dobbiamo capirci: le forniture che strappiamo sul mercato, al di là di quelle centralizzate, devono essere garantite. Nessuno ci deve dare fastidio. Non è tollerabile che se noi con una nostra Asl reperiamo sul mercato in Italia o nel mondo le mascherine ci vengono bloccate o sequestrate. Non può funzionare così.

“La Campania è stata la prima regione a dare la disponibilità di posti letto di terapia intensiva non per i malati Covid, ma per i politraumatizzati per liberare posti a favore della Lombardia, dell’Emilia e del Veneto, con uno spirito di solidarietà verso i concittadini di altre regioni: questo non può significare essere presi in giro.

“Due o tre giorni fa si è riunita la Commissione Nazionale Salute per decidere il riparto fra le regioni dei fondi del Fondo Sanitario Nazionale. La Campania continua ad essere l’ultima regione d’Italia per i trasferimenti sanitari. Noi abbiamo 46 euro in meno rispetto alla media nazionale, che è 1878 euro a cittadino. Ad oggi con questo riparto la Campania riceve 45 euro pro capite in meno rispetto al Veneto, 39 euro in meno rispetto alla Lombardia, 60 euro in meno rispetto all’Emilia, 30 in meno rispetto al Lazio.

“Noi non abbiamo posto problemi nonostante lo squilibrio permanente, subiamo uno squilibrio che è intollerabile. Lo tolleriamo scegliendo di tacere, quest’anno, per essere ancora la regione della solidarietà, della responsabilità, della fraternità verso cittadini italiani che stanno peggio di noi. Ma sia chiaro a tutti questo: che già la Regione Campania sta facendo atti di generosità, che non so quante altre regioni avrebbero fatto.

“Allora se a questa generosità e disponibilità si aggiunge il fatto che arriva un camion che porta le mascherine che ha ordinato la nostra Asl, e ce le bloccano, allora no, allora vuol dire che non ci siamo capiti. E in questo caso davvero facciamo la guerra. Perché noi siamo rigorosi e seri, e generosi, ma questo deve valere per tutti, altrimenti il sistema non funziona. Nessuno pensi di continuare quando sarà finita l’emergenza come se nulla fosse, perché non lo consentiremo”.


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