Sopravvive una questione culturale radicata nel tempo. Si continua a sostenere che i turisti e gli avventori mordi e fuggi possano arricchire il territorio solo ballando a ritmo di Despacito. Muore così l’educazione e la cultura alla bellezza, alla sobrietà e ad una dignità scomparsa da tempo. Si tira invece a campare, a rimediare il giorno dopo alla maleducazione estesa, testimoniata dalla spazzatura prodotta il giorno precedente.
Il risultato complessivo è figlio dell’abbandono e di una illegalità diffusa che gode di un largo consenso sociale. Dal parcheggiatore onnipresente nell’isola ecologica ai venditori ambulanti, per finire alle spiagge libere presidiate da uomini e donne che impediscono un auspicabile libero accesso.
Improvvisate azioni repressive e gravi mancanze di controllo hanno fatto il resto, lasciando il lungomare più lungo della provincia di Napoli nel disordine e nell’inosservanza delle regole. Occorre ripensare seriamente ad una trasformazione che possa far leva sulla bellezza del luogo, lasciato colpevolmente a marcire come da deteriore tradizione cittadina. Diviene di vitale importanza per la comunità prendere coscienza dello stato di abbandono e di illegalità nel quale versa l’area. La speranza è che la diffusione di aggiornate consapevolezze e rinnovate prospettive possano aprire la strada al cambiamento per sottrarlo dalle mani di chi negli ultimi anni ha spadroneggiato incontrastato.