Santa Maria, madre di Gesù: cosa significa e da dove deriva il nome?

Sandro Botticelli - Madonna della Loggia. Galleria degli Uffizi


A Napoli è uno dei nomi più popolari e deriva dall’ebraico Maryam che significa “principessa” o “signora altolocata”. Maria è un nome che si è adottato anche attraverso diminutivi e nomi composti, spesso è facile trovarlo come secondo nome di persone di sesso maschile come Vincenzo Maria o Luigi Maria. In Campania il culto mariano si è diffuso soprattutto a partire dal XV secolo d. C., ma pone le sue radici nei primi tempi in cui si iniziò a divulgare il Cristianesimo, quando gli abitanti adottarono l’usanza di ornare le catacombe dei propri cari con oggetti rimandanti al culto cristiano. Uno di questi suppellettili era un dipinto murale raffigurante un volto femminile in atteggiamento di preghiera.

chiesa di Santa Maria di Piedigrotta illuminata per la Festa

Su disposizione di papa Pio X, Santa Maria si festeggia il 12 settembre. Ma sono anche altre le ricorrenze in cui si rende onore alla Santa Madre di Gesù. Il capoluogo campano le dedica un intero mese, maggio, durante il quale si susseguono litanie mariane, riti solenni e omelie; la celebra il 16 luglio, Santa Maria del Carmine, il 15 agosto, Santa Maria della Catena al Borgo di Santa Lucia, e l’8 settembre, Santa Maria di Piedigrotta. Quest’ultima celebrazione ha dato poi vita a una manifestazione più ampia, detta appunto “Festa di Piedigrotta”, in cui sacro e pagano si uniscono per celebrare la Madonna e le antiche tradizioni partenopee. L’evento raggiunse il suo massimo splendore nell’Ottocento, poiché diventò un’occasione per celebrare e diffondere la canzone napoletana. Altro momento in cui Napoli rende omaggio alla Madonna è nel giorno dell’Immacolata. In piazza del Gesù vi è un obelisco, in cima al quale è posta una statua della Vergine, realizzato a metà del XVIII secolo dall’ingegnere Giuseppe Fiore con sculture e ornamenti di Matteo Bottiglieri. Ogni anno, l’8 dicembre, i vigili del fuoco depongono una corona di fiori sulla statua posta alla sommità della guglia.

Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore

La diffusione del culto mariano a Napoli ha portato alla costruzione di diverse chiese dedicate alla Madonna: Santa Maria la Nova, situata nelle vicinanze di piazza Bovio, basilica Santa Maria della Neve, a Ponticelli, la basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, ubicata in via Capodimonte, e la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, definita dai partenopei d”e cape ‘e morte e situata in via dei Tribunali; solo per citarne alcune. Particolarmente significativa è la chiesa Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, dove “Maggiore” sta a indicare la prima costruzione sacra dedicata alla Madonna nella città di Napoli, costruita nel 533 d. C. per volere del vescovo Pomponio. Si narra che la Vergine comparve in sogno all’uomo per chiedergli di costruire la basilica sul tempio della dea Diana, mentre l’annesso campanile della Pietrasanta è il più antico d’Italia ancora esistente. Infine, il più importante tempio del culto mariano è la basilica santuario di Maria Santissima del Carmine Maggiore, conosciuta semplicemente come chiesa del Carmine. È dedicata alla Vergine Maria del Monte Carmelo detta “La Bruna”, culto diffusosi nel capoluogo campano nel XIII secolo. Questo complesso religioso ha da sempre attratto numerosi fedeli come si evince da una bolla papale che Sisto IV inviò a Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli. Il 10 giugno del 1475, il papa scrisse che la chiesa era uno dei principali luoghi di pellegrinaggio in cui il popolo partenopeo si recava per venerare la Vergine Maria dagli inizi di agosto fino a metà settembre.

Fonti: Michael Kunzler, “La liturgia della Chiesa”, Milano, Jaca Book, 2003

Nanà Corsicato, “Santuari, luoghi di culto, religiosità popolare: il culto mariano nella Napoli di oggi”, Napoli, Liguori, 2006

Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Misteri, segreti e storie insolite di Napoli”, Roma, Newton Compton, 2012

“Istoria della Miracolosa Immagine della Santissima Vergine M. del Carmine”, Napoli, Matteo Vara, 1846


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