Ferdinando Fuga, l’architetto che rese Napoli una capitale illuminista


Toscano di nascita (11 Novembre 1699) ma napoletano d’adozione, Ferdinando Fuga nacque a Firenze nel 1699. All’età di dodici anni diventò allievo dell’artista Giambattista Foggini per apprendere i rudimenti dell’architettura. Dopo soli sei anni si trasferì a Roma per perfezionare la sua arte e fu proprio nella Capitale che conobbe il successo. Nel 1730 fu nominato da papa Clemente XII architetto dei Palazzi Pontifici. Completò le Scuderie papali, iniziate da Alessandro Specchi, realizzò il palazzo della Consulta, l’ala del Quirinale detta “manica lunga” e palazzo Corsini. Inoltre a Fuga fu chiesto di riedificare la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e della Morte e la facciata di Santa Maria Maggiore. Tra il 1734 e il 1737 il conte Alessandro Petroni incaricò l’artista di ampliare la propria dimora, conosciuta oggi come palazzo Cenci Bolognetti, chiedendogli di realizzare una nuova facciata su piazza del Gesù. Infine Fuga, durante il suo soggiorno romano, costruì il carcere femminile di Porta Portese.

Albergo-dei-Poveri

Reale Albergo dei Poveri

Ma nonostante l’artista fosse acclamato e reclamato da pontefici e nobili, non poté resistere al richiamo di uno dei regnanti più illuminati del Settecento: Carlo di Borbone. L’incontro tra queste due personalità portò Napoli a una radicale trasformazione edilizia che la rese una delle più belle capitali europee. La prima opera a cui si dedicò Fuga fu il Reale Albergo dei Poveri, un edificio che incarnava in pieno lo spirito illuminista rivolto all’accoglienza degli indigenti. La struttura, il più grande palazzo barocco d’Europa e uno dei più imponenti monumenti di Napoli, colpisce ancora oggi per l’ingresso formato da una corte centrale con una scala a doppia rampa balaustrata.

All’interno dell’Albergo si insegnava anche un mestiere agli orfani dell’Annunziata e ai mutilati di guerra. Inoltre, con il passare degli anni, nell’edifico fu avviata anche una scuola di musica. Accoglienza e rieducazione furono le parole simbolo di questo enorme progetto realizzato dall’architetto fiorentino. Non lontano dal Reale Albergo, Fuga realizzò, nel 1762 per ordine di Ferdinando IV di Borbone, il Cimitero delle 366 fosse.

Anche quest’opera rispose alla necessità illuminista di razionalizzare tutti i processi, compreso quello della sepoltura. In questo anno fu anche nominato primo architetto della casa reale. Tra il primo e il secondo capolavoro all’architetto furono commissionati molteplici incarichi. Realizzò il palazzo dei Granili, costruzione iniziata nel 1779 per essere un deposito di grano, ma che diventò vent’anni dopo carcere per i repubblicani, caserma e fu poi semidistrutta dai bombardamenti del 1943. Ciò che ne rimane oggi è un lungo muro che costeggia il porto in via Regia di Portici. Nel 1780 lavorò alla facciata della chiesa dei Girolamini, originariamente realizzata dal napoletano Dionisio Lazzari, rifacendola in marmi bianchi e bardiglio.

villa favorita

Villa Favorita

Oltre a lavorare a Napoli, l’architetto fiorentino realizzò anche una delle splendide ville che compongono il celebre Miglio d’oro d’Ercolano: la Favorita. Costruita per il principe di Jaci, a differenza delle altre ville vesuviane non presenta un ingresso centrale ma due portali simmetrici, oltre ai quali si accede all’imponente scalea semicircolare. L’edificio acquistò il nome che tutti oggi conosciamo grazie alla regina Maria Carolina d’Austria che la definì così in ricordo dell’amata Schönbrunn, reggia imperiale di Vienna. Durante questi tanti lavori Fuga si allontanò brevemente da Napoli per allietare con le sue opere anche Palermo, ma tornò nella capitale borbonica per morire nel 1782, il 7 Febbraio 1782.

Fonti

Paolo Giordano, “Il disegno dell’architettura funebre”, Firenze, Alinea, 2006

“Napoli e dintorni”, Milano, Touring club italiano, 2001

Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Roma, Newton Compton, 2014

“Dizionario storico di architettura”, Mantova, Negretti, 1842


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