Bagnoli doveva essere una piccola Venezia: il geniale progetto di Lamont Young

Il Rione Venezia a Bagnoli nel progetto di Lamont Young


“I sogni son desideri chiusi in fondo al cuor”, cantava una celebre canzone di Walt Disney. Eppure se per alcuni, i più fortunati, i sogni alla fine si realizzano, per altri restano davvero “in fondo al cuor” senza possibilità di essere concretizzati. Questo è il caso del sogno di Lamont Young, ritenuto dai suoi contemporanei troppo utopico e irraggiungibile, o forse, semplicemente, lontano dai progetti già immaginati e voluti dai potenti dell’epoca. Architetto napoletano di origini scozzesi, Young guardava in definitiva troppo lontano proponendo iniziative di cui solo ora si capisce la bellezza. Una di questa era il progetto chiamato “Rione Venezia e Campi Flegrei” riguardante Bagnoli. Sì, proprio Bagnoli, quartiere bistrattato, distrutto, abbandonato, sul quale ancora oggi vige una grande indifferenza.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Young propose di trasformare Bagnoli in una piccola Venezia coinvolgendo anche i Campi Flegrei, Fuorigrotta, Posillipo e Mergellina. Già nel 1872 l’urbanista napoletano partecipò a un bando indetto dal Comune con un progetto riguardante la costruzione di una ferrovia a cavalli. Questa idea fu però bocciata poiché non prevedeva la trazione meccanica. Un decennio più tardi Young, ispirandosi agli esempi di Londra, Berlino e Vienna, dove la metropolitana aveva favorito il decentramento urbano, ampliò il suo piano iniziale.

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Il Rione Venezia a Bagnoli nel progetto di Lamont Young

Ipotizzò la nascita di due quartieri di espansione della città, Mergellina e Bagnoli, raggiungibili e collegati fra di loro grazie al nuovo mezzo di trasporto. Con i materiali di risulta dello scavo della metropolitana si sarebbero dovuti costruire, soprattutto a Bagnoli, rioni galleggianti, giardini all’italiana e all’inglese, laghi artificiali, alberghi di lusso, chioschi in legno e in ghisa, attrezzature sportive e altre opere per la balneazione come complessi termali. L’obiettivo era dare vita a un paradiso tropicale come quelli, per intenderci, che si osservano sulle brochure nelle agenzie di viaggio. Tutta questa zona avrebbe dato vita al Rione Venezia. Il Rione, a sua volta, sarebbe stato collegato ai Campi Flegrei tramite un traforo lungo 1940 metri che attraversava la collina di Posillipo e che poteva contenere un canale navigabile e due strade rotabili.


Proprio in questo nuovo quartiere Young ipotizzò di costruire il Gran Palazzo di Cristallo, un luogo con lo scopo di incoraggiare le arti napoletane e le produzioni industriali. Ma soprattutto un edificio dedicato alla scienza dove poter ripercorrere la nascita, le scoperte e le invenzioni dell’uomo. Vi ricorda nulla? L’architetto napoletano pensò, in definitiva, di realizzare un antenato dell’odierna Città della Scienza. Il progetto di Young purtroppo non vide mai la luce, non riuscì a trovare investitori e nel 1907 ebbero inizio, proprio su quel terreno che doveva ospitare laghi, chioschi e hotel, i lavori di costruzione dello stabilimento siderurgico dell’Ilva. Tutto il resto è – triste – storia.

Fonti: Renato De Fusco, “Facciamo finta che”, Napoli, Liguori Editore, 2004

Gianluca De Martino, Luciana Matarese, “La fabbrica degli scandali”, Roma, Newton Compton, 2015

Ernesto Mazzetti, “Mare”, Napoli, Guida, 2006


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