Antonio Juliano: il napoletano nato due volte e l’acquisto di Maradona


“Uno che mi piaceva moltissimo era Antonio Juliano, Totonno. Un tipo tosto, persona autentica, con un temperamento da condottiero. Giocava un calcio concreto, senza concedere spazio alla teatralità. Un “napoletano atipico”, lo hanno definito, perché era il contrario dello stereotipo partenopeo.Dino Zoff.

Nacque a Napoli il 26 dicembre del 1942 anche se, a causa delle difficoltà scaturite dai bombardamenti che in quel periodo nero di storia distrussero la città, i genitori denunciarono la sua nascita solo il 1 gennaio del 1943. Si formò calcisticamente nel club della sua città dove trascorse quasi tutta la sua carriera da giocatore.

All’età di 20 anni, esordì in Serie A in uno sfortunato Napoli-Inter (1-5) sotto la guida del petisso Bruno Pesaola. Per ben 12 stagioni (dal ’66 al ’78), indossò la fascia di capitano. Un riconoscimento inconiabile per un vero napoletano come lui. Nel corso della sua esperienza partenopea, il Calcio Napoli  otterrà alcuni importantissimi risultati come due secondi posti (’67-’68 e ’74-’75) e tre terzi posti il primo dei quali conseguito da neopromossa nella stagione ’65-’66 alle spalle di Inter e Bologna i club che nelle ultime due annate si erano aggiudicate il tricolore.

La gioia più grande è però rappresentata da una Coppa Italia (la seconda della storia azzurra) vinta a Roma il 29 giugno del 1976 in finale contro il Verona per 4-0 (autorete di Ginfuli, gol di Braglia e doppietta di Savoldi). Allora Gianni Brera disse “Il gioco del Napoli si fonda sulla regia di Juliano, al quale i devoti gregari portano palla con assoluta diligenza. Il Capitano Azzurro fornisce, anche se a flebile ritmo, prestazioni stupende”. In azzurro Juliano conta 355 presenze in Serie A e 39 in B e 26 gol.

E’ secondo per presenze totali solo alla “roccia” Beppe Bruscolotti (511). Lasciò Napoli nell’estate del 1978 per giocare l’ultima stagione della sua carriera nel Bologna, in cui fu decisivo ai fini della salvezza conquistata in extremis, realizzando una rete al Torino. In nazionale contò 18 presenze totali (con nessun gol) e fu tra i protagonisti della vittoria dell’europeo del 1968 contro la Jugoslavia.

Dopo il ritiro, tornò all’ombra del Vesuvio come dirigente. Fu infatti proprio Juliano a curare l’acquisto di Ruud Krol e la sessione di mercato che nel 1984 portò all’ingaggio, dal Barcellona, di un certo Diego Armando Maradona. E’ stato tra le altre cose anche opinionista nella trasmissione televisiva Number Two in onda sull’emittente televisiva campana Canale 34 e condotta da Ivan Zazzaroni. Nel novembre del 2012, intervenendo al convegno Il calcio tra regole, lealtà sportiva ed interessi (criminali?), l’ex capitano azzurro stupì la platea di avvocati e magistrati dichiarando che prima dell’ultima giornata del campionato 1977-78 Napoli-Milan si accordò con l’allora capitano dei rossoneri Rivera affinché la partita terminasse in parità (1-1 il risultato finale). Con quel risultato entrambe le squadre si sarebbero qualificate alla Coppa UEFA. Rivera successivamente dichiarò di non ricordare l’episodio specifico.

“Con un pareggio avremmo avuto la certezza di qualificarci entrambe in coppa Uefa. Incontrai Rivera ed Albertosi negli spogliatoi, prima della partita, e decidemmo per il pareggio. Ne parlai coi miei compagni, spiegandogli quanto concordato con gli avversari: finì 1-1”. Un gesto che comunque non cambia la sostanza. Sei e resterai per sempre uno di noi. Tanti auguri, Antonio!

 


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