Bandiere Borboniche sequestrate al San Paolo: l’ideale spaventa più di un coltello


 Abbiamo già parlato dell’iniziativa “Cento bandiere Duosiciliane al San Paolo”, del “Movimento Neoborbonico”, che, allo scopo di far conoscere a tutti la grande storia del Regno delle Due Sicilie, aveva spinto centinaia di tifosi a recarsi al San Paolo per esporre, durante la partita europea, altrettante bandiere borboniche. A quanto pare, però, quei vessilli sono stati reputati offensivi, o addirittura illegali, dalle forze dell’ordine e dagli steward dello stadio che controllavano gli ingressi.
Oltre duecentocinquanta persone  provenienti anche dal nolano, dal casertano e dalla Puglia, arrivate al varco 14 dei Distinti si sono viste sequestrare le bandiere sotto minaccia di Daspo. Alcuni, che erano riusciti a superare i varchi, sono persino stati raggiunti sugli spalti. Il presidente dell’associazione “Siamo tutti briganti”, Mario Picariello, presente sul posto, ci ha raccontato cosa è successo: “Ci hanno impedito l’esposizione delle bandiere, sottraendocele. Molti di noi si sono allontanati perchè c’erano anche i bambini. Noi abbiamo solidarizzato con questa manifestazione ma non sappiamo se gli organizzatori hanno esperito, eventualmente, a qualche azione burocratica che noi ignoriamo”. In effetti il regolamento ammette l’esposizione soltanto delle bandiere delle formazioni che si sfidano sul terreno di gioco e di quella della nazione. Le altre sono vietate, se non in presenza di una autorizzazione della Digos, allertata dalla società. Questo accade soprattutto in presenza di coreografie oppure di manifestazioni all’esterno dello stadio San Paolo.
Effettivamente, secondo quanto riporta il Mattino, il “Movimento Neoborbonico”, presenterà un esposto agli organi giudiziari ed ha chiesto un incontro con il Questore di Napoli, Guido Marino, per ricevere spiegazioni riguardo l’accaduto.
Regolamento a parte, risulta davvero particolare l’effecienza di chi, chiamato a svolgere il proprio dovere recependo degli ordini superiori, lascia passare ogni domenica striscioni inneggianti alla violenza e/o offensivi. Forse un ideale di rinascita può risultare, per qualcuno, più spaventoso di un coltello o di una frase offensiva.


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