Procida, riapre al pubblico il carcere di Terra Murata: fu residenza reale dei Borbone


Dal prossimo 4 novembre, Procida si riapproprierà di un proprio pezzo di storia, a lungo abbandonato e divenuto un luogo quasi sconosciuto ed estraneo all’isola. Riapre al pubblico, infatti, il carcere di Terra Murata, che ospiterà prima un festival del cinema, poi aprirà definitivamente: primi 7 giorni gratis per gli abitanti di Procida, poi il biglietto sarà di 10 euro per i turisti e 5 per gli isolani.

Ma cos’era il carcere di terra murata? Inizialmente uno splendido palazzo gentilizio, voluto da Innico d’Avalos, figlio di Alfonso e Maria d’Aragona, sul finire del sedicesimo secolo. Successivamente, fu Palazzo Reale dei Borbone che lo trasformarono poi in penitenziario per i propri prigionieri (nel 1830, su richiesta di Francesco I).

Il percorso di visita dura un’ora e parte dal Palazzo D’Avalos, per poi proseguire attraverso il cortile, la caserma delle guardie, l’edificio delle celle singole, il padiglione delle guardie, l’edificio dei veterani, l’infermeria e il tenimento agricolo. Restano per il momento inaccessibili le celle di isolamento del piano seminterrato, utilizzate all’epoca per ospitare assassini e prigionieri politici.

Il carcere di Terra Murata ospitò anche molti gerarchi fascisti, come Borghese e Teruzzi.

Per info e prenotazioni, consultare il sito del Comune di Procida.


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