Quando San Gennaro fu sostituito da Sant’Antonio come patrono di Napoli


Oggi 13 giugno festa di Sant’Antonio da Padova vi raccontiamo di quando quest’ultimo sostituì San Gennaro come patrono della città di Napoli.

Ebbene si, è una storia che non tutti conoscono ma che è successa, per ben 15 anni, dal 1799 al 1814 quando il famoso San Gennaro fu sostituito perché accusato di essere un partigiano della democrazia repubblicana, della libertà, dell’uguaglianza e quindi di essere amico dei “giacobini”, per questo fu detronizzato da patrono della città partenopea e sostituito da Sant’Antonio da Padova.

Questa assurda decisione fu presa dopo la “liquefazione” del sangue di San Gennaro il 24 gennaio 1799, giorno successivo alla proclamazione della Repubblica Napoletana.

Il 24 gennaio furono esposte le ampolle per volontà del generale Chamchpionnet, sicuro che il santo avrebbe dato un segno di consenso al nuovo ordine repubblicano, e così dinnanzi ad una grande affluenza di popolo in gran parte molto scettico avvenne il miracolo, con l’ampolla mostrata a tutti dall’Arcivescovo di Napoli Cardinale Giuseppe Maria Capece Zurlo. 

Una nuova miracolosa liquefazione del sangue avvenne anche il 27 gennaio sempre alla presenza del generale Championnet, che come racconta il memorialista Carlo de Nicola “il generale avrebbe pianto nell’assistere di nuovo al miracolo”. Tra il 24 e il 27 gennaio l’arcivescovo Zurlo ritenne opportuno esporre un pubblico avviso che dichiarava ai cittadini che la Repubblica era protetta dalla “divina provvidenza”, come testimoniavano le liquefazioni avvenute in occasioni eccezionali.

Un’altra liquefazione si compii il 4 maggio 1799, e come scritto da Benedetto Croce “i tre episodi colpirono i contemporanei e ne troviamo traccia in molte fonti”. Racconta infatti Alexandre Dumas che le parenti di San Gennaro, ovvero le donne discendenti di colei che raccolse il sangue del martire dopo la decapitazione, erano ammutolite e torve, in prima fila senza pregare, convinte che il santo n on avrebbe mai fatto il miracoli in presenza dei “repubblicani Giacobini”. Invece il miracolo si rinnovò e le parenti e tutto il popolo uscirono indignati dal Duomo accusando il Santo di aver tradito il re e il suo popolo e rinnegandolo. Fu per questo motivo che Sant’Antonio sostituì San Gennaro, accusato di essere un “giacobino” a pieno titolo, dopo la sconfitta della Repubblica Napoletana e per ben 15 anni non fu più patrono della città partenopea. Dumas racconta anche dell’esecuzione di un busto del santo, che con una corda al collo venne trascinato per strada, tra lo scherno della gente e poi gettato in mare, “I lazzari proclamarono nuovo santo patrono e nuovo generalissimo di tutti gli eserciti napoletani Sant’Antonio da Padova…”

A memoria di quanto accaduto possiamo trovare documenti, disegni e dipinti dell’epoca, in cui si vede Sant’Antonio rincorrere e scacciare San Gennaro con un bastone. Anche il cardinale Zurlo, fu punito per il suo essere stato troppo accondiscendente verso la Repubblica Napoletana, ed il comportamento in occasione dei prodigi del Santo ebbe un notevole peso nella sua condanna all’esilio a Montevergine da cui non tornò in vita.

Quello di San Gennaro comunque non è il primo caso di questo tipo, se il santo patrono di Napoli fu detronizzato per 15 anni per aver espresso il consenso verso la repubblica Napoletane, un trattamento simile hanno subito altre immagini sacre ree di essersi espresse per gli ideali della “democrazia repubblicana.” A Martina Franca per esempio si racconta che i sanfedisti troncarono il capo di una statua dell’Immacolata gettandolo nell’immondizia, e poi presero a bastonate la statua del santo protettore San Martino.

 


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