Amsterdam, un cafè chic vende l’insalata “Caprese Mafioso”


Napoli – Siamo ad Amsterdam, la capitale dell’Olanda, dove in uno dei locali più alla moda della città è possibile ordinare l’insalata “Caprese Mafioso”, come è stato ribattezzato il famoso piatto della tradizione napoletana e campana. Il cafè in questione si chiama Blushing (pagina Facebook raggiungibile cliccando qui).

Come è possibile leggere sul sito ufficiale del locale, esso appartiene allo showman olandese Gordon, il quale viaggiando in tutto il mondo ha avuto l’idea di dar vita a un luogo dove fosse possibile mangiare cibo salutare, in contrapposizione al cibo spazzatura così tanto consumato nel mondo occidentale. Cinque centesimi del prezzo di ogni cosa consumata, inoltre, viene donato al Fondo Diabete. Complessivamente, Blushing sta riscuotendo un discreto successo tra gli abitanti di Amsterdam, invogliati a frequentarlo anche grazie all’atmosfera cordiale e rilassata, oltre che professionale.

Tutto bello, tutto nobile, ed è proprio per questo che non riusciamo a capire perché l’insalata caprese (molto simile a quella preparata in Campania, eccetto dei piccoli dettagli che comunque non incidono sulla natura sostanziale della pietanza) debba essere appellata come mafiosa, effettuando dunque un accostamento tra un pezzo pregiato della nostra tradizione e la criminalità organizzata, i pregiudizi, lo stereotipo. Qual è il meccanismo psicologico che ha deliberato la decisione? Se si voleva essere simpatici, onestamente, dovevano impegnarsi un po’ di più. All’estero molti sono i locali che propongono menu simili, o che addirittura sono chiamati o chiaramente ispirati alla tematica mafiosa in associazione alla città di Napoli, alla Sicilia o al paese Italia intero.

Blushing Amsterdam

Da Don Panino a Vienna, capitale austriaca, si potevano ordinare panini aventi i nomi di mafiosi o di vittime della mafia, quali ad esempio i Don Falcone o i Don Peppino, ispirati al giudice Giovanni Falcone e al giornalista Peppino Impastato, uccisi in modo brutale dalla criminalità organizzata. Il menu, nella descrizione del Don Peppino, riportava “Siciliano dalla bocca larga fu cotto in una bomba come un pollo nel barbecue”. Non si tratta di casi isolati, come ebbe a dire il proprietario della paninoteca viennese: “Esiste forse qualche città che non abbia un locale che si chiami Don Corleone, la Pizza Camorra o la Pizza Mafia?”. Ciò vale non solo in Austria, al contrario in un po’ in tutte le nazioni del centro Europa e in America.

Un costume perciò diffuso, il quale non fa bene alla nostra immagine. Se, da un lato, è vero che in quei locali non si afferma che a Napoli o in Sicilia si sia tutti malavitosi, dall’altro fanno apparire la criminalità organizzata come tratto distintivo e predominante di questi territori, incidendo a livello inconscio nei loro frequentatori i quali formeranno in sé stessi, verosimilmente, una serie di luoghi comuni ed esagerazioni che danneggiano la nostra immagine e il turismo. Non si tratta di voler nascondere un tumore quale è quello delle mafie, bensì di rispettare chi tutti i giorni è vittima o combatte contro la criminalità, sacrificando a volte la vita; il riscatto passa anche, e soprattutto, attraverso le migliori eccellenze che un territorio sa esprimere, tra le quali vi è appunto la cucina in Italia. In campo internazionale l’immagine di un paese è fondamentale e va difesa strenuamente, altrimenti si paga in credibilità, mancanza di investitori, mancanza di visitatori. Lo Stato Italiano a volte si muove contro tale stato di cose, il caso Don Panino scatenò addirittura un mezzo incidente diplomatico tra Italia e Austria per il particolare cattivo gusto del menu in questione, ma il suo operato non è né sistematico, né organizzato, né ha lo scopo di tutelare l’immagine del territorio Italia in maniera continuativa.


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