Storia del vino Casavecchia, eccellenza enogastronomica del Medio Volturno


Il vino Casavecchia è un prodotto Doc che nel corso degli anni trova sempre più consensi da parte dei consumatori e soprattutto di una clientela esigente, si tratta di un vitigno autoctono che dal Novembre 2011 si fregia della Denominazione di Origine Controllata come “Casavecchia Doc di Pontelatone”.

Il disciplinare prevede che la zona di produzione comprenda otto comuni del Medio Volturno in provincia di Caserta: Pontelatone, Castel di Sasso, Formicola, Liberi, Caiazzo, Castel Campagnano, Piana di Monte Verna e Ruviano. La zona del Medio Volturno si trova nella parte iniziale del territorio conosciuto come “l’ Alto Casertano”, un contenitore forte di un  patrimonio di  biodiversità ed eccellenze enogastronomiche che si tramandano da tempo immemore di generazione in generazione, conoscenze preziose che le istituzioni locali hanno deciso di preservare nel solco di  un progetto teso a favorire una sinergia finalizzata alla tutela del paesaggio, del patrimonio artistico e paesaggistico locale per un fattivo sviluppo sostenibile dal punto di vista turistico.

Il Casavecchia da anni ha un consenso sempre crescente e da prodotto di “nicchia”  è diventato sinonimo di vino di qualità che sta sempre più conquistando fette di mercato al di fuori dei confini regionali, eppure questo eccellente vitigno ha rischiato di non arrivare fino ai nostri giorni; se oggi tutti ne possono apprezzare il sapore eccelso lo si deve, secondo quando riporta la tradizione locale, all’intuizione di un certo Prisco Scirocco, nato a Pontelatone nel 1875 ed ivi morto nel 1962. L’uomo trovò quando aveva un’età di 30-35 anni, all’interno di un rudere di sua proprietà, oggi ancora esistente nei pressi della vecchia masseria denominata “Ciesi” nel  territorio del comune di Pontelatone, una vite che aveva almeno cento anni, che dava un’uva ottima per la produzione di vino rosso. L’uomo iniziò a prelevare da quella vite secolare delle talee con le quali impiantò un primo filare di viti,  la gente di Pontelatone e del vicino comune di Castel Di Sasso, apprezzando il prodotto, iniziò ad andare da lui  per ottenere delle talee allo scopo di piantarle nei loro vigneti, quella gente secondo i racconti dei locali iniziò a dire: “jamme a piglià l’uva e chella casa vecchia”; che in gergo dialettale locale significa “andiamo a prendere le talee dell’uva nata in quella casa vecchia”, da qui la spiegazione del nome  Casavecchia.

Il rudere dal quale fu prelevato il Casavecchia

Il rudere dal quale fu prelevato il Casavecchia

Secondo il Dott. Antonio Di Giovannantonio, enologo e grande conoscitore del Casavecchia, “oggi il vino Casavecchia è un potente nettare dall’intenso colore rosso che può essere davvero apprezzato e valorizzato solo in seguito ad un affinamento in rovere di 15-18 mesi e ad un successivo affinamento in bottiglia di almeno 4 o 5 anni. Ritengo personalmente, in base alla mia esperienza che un eccellente Casavecchia, ottenuto dalle uve migliori, possa raggiungere tranquillamente i 20 anni e più di invecchiamento. Oggi la DOP Casavecchia di Pontelatone è per la sua estensione territoriale una delle più piccole se non la più piccola d’Italia, proprio per questo è naturalmente incline ad un discorso di elevata qualità, si tratta di una DOP dal grande e glorioso futuro”.


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