Napoli, muore a 21 anni per 35 euro: è il Sud della “disoccupazione o morte”


Salvatore Caliano era un giovane di 21 anni, dipendente di un bar di via Duomo che per guadagnare qualcosa in più aveva accettato di pulire il lucernario di un ascensore. Per motivi ancora da accertare, Salvatore è caduto dal quarto piano ed ha trovato la morte: 35 euro, questo il prezzo della sua vita.

È facile però fare retorica a tragedia avvenuta, tanto facile quanto inutile. Siamo nel 2018 e tutti sanno che, quando si svolge un lavoro, ci sono delle regole di sicurezza da rispettare. Chi se ne frega non solo ha o potrebbe avere dei morti sulla coscienza, è anche un criminale.

Altrettanto facile è versare lacrime di coccodrillo, salvo poi approfittarne per aggiungere l’ulteriore tassello a una campagna elettorale perenne. Qui ci riferiamo alle dichiarazioni di un parlamentare (inutile riportarne il nome) che afferma:

“Al sud come nel nord del paese queste tragedie devono essere evitate a ogni costo. Il tasso di mortalità è oggi paragonabile a quello di un secolo fa: fermiamo la precarietà che costringe i giovani ad accontentarsi di lavoretti in nero, senza alcuna forma di sicurezza”. Eccetera eccetera.

In cento anni, insomma, non si è fatto nulla per evitare le morti sul lavoro a quanto pare. Probabilmente perché in cento anni le condizioni degli operai non sono migliorate, specialmente nel Mezzogiorno, una zona geografica che resta subalterna al Nord, abbandonata a se stessa, che non è mai stata al centro di un piano sociale ed economico che risolva la questione meridionale.

Un Sud che nei fatti – coscientemente o incoscientemente è un altro discorso – è trattato da colonia interna di un paese che oggi è sull’orlo del collasso, essendo finita l’era dell’indebitamento statale senza freni e dei finanziamenti a pioggia. Era quella la vera pacchia.

Se è vero che neanche al Nord se la passano poi tanto bene, è tuttavia vero che la parte settentrionale del paese può godere di maggiori infrastrutture, collegamenti, opportunità. Ricordiamo, infatti, che secondo i dati Istat del 2017 i giovani disoccupati al Sud sono il triplo rispetto al Nord, situazione che costringe ancora di più ad accettare condizioni di lavoro da fame e senza uno straccio di diritto. Condizioni ideali per la criminalità organizzata.

I giovani meridionali hanno ancora di più il cappio al collo perché le famiglie del Sud non sono ricche come quelle del Nord, dunque non hanno lo stesso supporto. E non veniteci a dire che il costo della vita nel Mezzogiorno è minore, perché i servizi sono inesistenti, le spese per spostamenti a RCA sono alle stelle, i viaggi della salute portano capitali dal Sud al Nord, la criminalità organizzata non viene combattuta e gli sforzi di cittadini, magistratura e forze dell’ordine sono vani. Sono questi sono alcuni degli “inconvenienti”, i primi che ci vengono in mente. Tutto pagato dalle tasche dei meridionali che si spaccano la schiena da mattina a sera.

Emigrazione, disoccupazione e morte: sono queste le tre opzioni tra cui è costretto a scegliere un ragazzo del Sud.


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