“napoli”: per i dizionari della Lingua Italiana è un termine di disprezzo


Il termine napoli, che dovrebbe indicare una delle città più belle al mondo, per il dizionario online Hoepli, invece, non è altro che un aggettivo dispregiativo, sinonimo di “napoletano”, “meridionale”, come se l’essere partenopeo fosse qualcosa di cui vergognarsi.

Come ha ricordato Angelo Forgione, nel secondo dopoguerra, i torinesi soprannominarono i napoletani “napuli” e “mau mau” ma nessuno avrebbe mai immaginato che tale termine, mutato poi direttamente in “napoli”, fosse inserito in un dizionario di lingua italiana con un evidente e chiaro senso offensivo e discriminatorio.

“Un termine del genere non ha alcun diritto di entrare nella lingua italiana”, sostiene il filosofo Aldo Masullo in un’intervista effettutata per il quotidiano “Il Roma” del 28 dicembre scorso.

Massimo Pivetti, direttore del Grande Dizionario Hoepli-Gabrielli si “difende”. “In questi passaggi – afferma Pivetti – il nome proprio di partenza ci perde sempre qualcosa, perché l’attenzione si concentra tutta su un unico aspetto di quanto esso designa, che oscura tutti gli altri: così Napoli (con la maiuscola) perde tutto quanto il nome della città evoca in termini di storia civile, di bellezze naturali, di ricchezza culturale, e si riduce a denominazione di un luogo geografico, come capitale di un Mezzogiorno dal quale tanti sono emigrati in cerca di lavoro. Nel nostro caso, l’uso con intento spregiativo di napoli(con la minuscola) col significato di napoletano o meridionale è ben poco attuale; anzi, sa molto di anni ’50. Ciò non toglie che il termine sia legittimato a far parte del nostro patrimonio linguistico, anche per merito di scrittori di un certo peso; e per chi si occupa di dizionari, l’impiego di una parola da parte di autori “consacrati”, come Pavese, Fenoglio, Testori. Lo spreg. vuol dire anche: state attenti che, se dite così, chi vi ascolta è probabile che si offenda; un po’ come accade a noi italiani quando ci sentiamo dare del macaronì dai Francesi. Sta però di fatto che questa parola esiste, e io non posso farci niente”.

L’Italia è un paese razzista, anche con chi sulla carta è italiano e lo dimostrano i suoi dizionari: perché lo dovremmo nascondere?


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