“Scinne cu ‘a cascetta d”e fierre”: così il clan Barbudos commissionava i delitti


La polizia lo teneva d’occhio già da un po’. Raffaele Cepparulo, il leader dei Barbudos ucciso in un agguato pochi giorni fa, aveva il telefono sotto il controllo dell’antimafia da più di un anno.

Raffaele, 24enne, elemento di spicco di uno dei clan del centro storico, ha fornito agli inquirenti, senza saperlo, molti dati su cui imbastire le indagini. Dalle intercettazioni telefoniche, infatti, sono emersi particolari molto precisi e anche il gergo con cui i vari esponenti del clan parlavano e, talvolta, commissionavano delitti.

” Scinne cu ‘a cascetta d”e fierre, comme a sempe”. Questa frase non era pronunciata né da idraulici né da meccanici, ma era la parola d’ordine per agire e compiere un agguato. In quel periodo, tra l’altro, furono arrestati molti elementi del clan Esposito-Genidoni, tra cui Agostino Riccio, Francesco Spina, Salvatore Basile e proprio Raffaele Cepparulo.


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