SputtaNapoli all’Università: professore diffonde e insegna pregiudizi a sfondo razzista


Se in una nazione esistono e persistono pregiudizi di matrice razzista la colpa deve essere anche del sistema scolastico, il quale, evidentemente, non riesce ad assolvere al proprio ruolo di combattere l’ignoranza allenando i cittadini a pensare, a guardare la realtà in maniera critica. Che, inoltre, l’intelligenza non sia una dote di cui sono necessariamente dotati coloro che posseggono altisonanti titoli di studio e che, a volte, siedono stabilmente dietro cattedre universitarie, è un fatto dimostrato dalla realtà dei fatti: ogni cervello può apprendere delle nozioni, perfino quello degli animali, molto più complicato è farlo funzionare a dovere.

Giovanni Somogyi, nato a Roma il 18 gennaio 1936, è nato da padre ungherese e madre napoletana, la quale si era laureata a Roma per poi trovare lavoro all’Istat, l’Istituto nazionale di statistica. Somogyi, dopo la laurea in Scienze Politiche conseguita all’Università La Sapienza di Roma, ha insegnato in vari atenei italiani, ma a giudicare da quanto scrive in un manuale destinato agli studenti sembra che abbia dimenticato la professione della madre, che pure tira in ballo. Sulla pagina Facebook di MO – Unione Mediterranea è riportato un estratto del testo universitario da egli scritto, Introduzione alla Politica Economia Prospettive e strategie della crescita mondiale nel XXI secolo (Franco Angeli editore), contenente il solito pregiudizio antinapoletano di matrice razzista:

… “Nei tempi calamitosi di allora quando la sicurezza pubblica era a livelli molto peggiori persino di quelli odierni della città di Napoli (colui che scrive queste pagine se ne intende, essendo di mamma napoletana)” …

L’argomento trattato nel contesto da cui è stato estrapolato il periodo è la nascita della moneta cartacea, a proposito della quale non si comprende come mai sia stata necessaria la menzione di una presunta particolare criminalità presente a Napoli, che è ancora una volta presa come metro di giudizio dell’illegalità a causa di un preconcetto prettamente e notoriamente italiano.

Il professor Somogyi, dicevamo, sembra aver dimenticato la professione svolta dalla madre all’Istat, poiché se fosse andato a consultare qualche dato materiale (non fondato su percezioni e sentito dire) relativo alla criminalità nelle città italiane avrebbe scoperto uno scenario diverso. Possiamo ricordare, per esempio, la ormai celebre classifica de Il Sole 24 Ore in cui Napoli occupa la 36esima posizione, mentre alla prima troviamo Milano seguita da altre città settentrionali.

Proprio secondo i dati Istat, il reddito al Nord è il doppio rispetto al Sud grazie ai proventi derivanti da attività illecite, quali evasione e prostituzione; le donne corrono più pericolo di subire violenza sessuale al Nord; in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio si fanno più incidenti che in Campania.

Sempre secondo dati riscontrabili, perché si devono dire le cose come stanno, Napoli risulta la “capitale” delle rapine, ma le altre città italiane non è che se la passino bene: Verona e Bologna sono le regine dei furti in casa; Bologna, Milano, Venezia e Torino, seguite da Firenze, Roma e Genova dei borseggiatori; Bologna è al primo posto anche per le rapine in casa. Di esempi simili se ne potrebbero fare tanti altri, è sufficiente consultare già soltanto il sito dell’Istat.

Da questa brevissima panoramica emerge che, a ben vedere, la criminalità è uniformemente diffusa su tutto il territorio italiano ed è un dato facilmente riscontrabile. È per questo che fa rabbia constatare che un professore universitario, il quale dovrebbe essere abituato a dimostrare la correttezza di ciò che afferma, possa lasciarsi andare alla diffusione di preconcetti di una portata di tale gravità, poiché instillati nelle giovani menti di studenti universitari.


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