Lo Stato non paga il debito e Napoli muore: città in svendita sull’orlo dell’abisso


Napoli – Un debito di 100 milioni di euro risalente al terremoto in Irpinia del 1980, che lo Stato Italiano non ha pagato e che rischia di di far fallire la città di Napoli. Un altro debito di 50 milioni per l’emergenza rifiuti, contratto sempre dallo Stato. Un totale di 150 milioni che ha costretto il Comune ad approvare un bilancio fatto di lacrime e sangue, che mette in vendita pezzi pregiati appartenenti ai cittadini. Centocinquanta milioni che vanno ad aggiungersi a tagli su tagli.

L’Ippodromo di Agnano, il Mercato Ittico di Duca degli Abruzzi, la sede comunale di via Verdi, la Centrale del Latte di corso Malta e Villa Ebe sono gli edifici di maggior pregio che dovranno passare nelle mani dei privati, per togliere l’acqua dalla gola dei napoletani.

Terza città italiana, grande capitale europea per 6 secoli dagli Angioini ai Borbone, una storia di quasi tre millenni oltraggiata giorno dopo giorno da amministratori locali e nazionali che non hanno mai saputo cosa farsene di Napoli.

Adesso che è partita, tra migliaia di difficoltà, una rinascita per pura fortuna o per merito della nuova amministrazione, ecco un problema assurdo che rischia di rovinare tutto, di mandare Napoli in fallimento.

E lo Stato Italiano? Sembra permetterlo senza battere ciglio, sembra che voglia accettare la morte della città partenopea. Le mani se le insanguina due volte: la prima quando non paga il debito, la seconda quando si ostina a non udire il grido che chiede giustizia e proviene da una Napoli costantemente sull’orlo dell’abisso. Forse gli conviene per rimettere le mani su una città sfuggita alle logiche di potere?

Per sabato 14 aprile, intanto, è confermata la manifestazione in piazza Municipio contro il debito ingiusto. Al di là di appartenenze e convinzioni politiche, ci si augura una massiccia presenza di cittadini per il bene della città di Napoli.


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