I Neoborbonici a Borrelli: “I tuoi video fanno più danni di quelli che denunci”


Una lettera aperta a Francesco Emilio Borrelli. L’autore è Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico, il quale ha espresso il proprio pensiero in merito alle tante denunce che il consigliere regionale opera tramite Facebook, in particolar modo. Pur esprimendo solidarietà e condivisione di alcune battaglie, secondo De Crescenzo alcune situazioni sono raccontate in modo troppo sommario, prestando il fianco troppo facilmente agli stereotipi. Di seguito il testo integrale della lettera.

Caro Francesco Borrelli, ti scrivo per il tuo ruolo di “moralizzatore” dei Napoletani con una premessa: hai e avrai sempre tutta la mia solidarietà per le vergognose minacce e aggressioni che spesso subisci e non cadrò nella retorica di chi ti attacca con slogan tipo “fai sempre campagna elettorale”, e neanche di chi ti dice che stai più su Facebook “con denunce da vigile urbano” che in consiglio regionale o ti ricorda che, se denunci magari la cattiva gestione degli ospedali, tu fai parte in Regione Campania di una maggioranza che quegli ospedali dovrebbe gestirli.

Allo stesso modo non cadrò nella retorica di chi ti scrive e ti ringrazia come se fossi Spiderman “augurandosi tanti Borrelli” in giro magari perché ti ha visto in tv o perché si sente in colpa o “inferiore” al resto degli italiani (che da Aosta a Trapani spesso commettono gli stessi errori o reati e basterebbe dare un occhio ai dati del ministero sui crimini).

Ti chiedo solo una cosa: tu ti rendi conto delle conseguenze di quello che fai o pensi che quello che fai non abbia conseguenze? Denunciare parcheggiatori abusivi, auto in seconda fila, la gente in motorino senza casco, i negozianti con la merce sui marciapiedi o i misteriosi venditori di rotoloni di carta sull’asse mediano (come se non ci fossero problemi più gravi o più seri che forse sono meno “sintetizzabili” in un video su Facebook) resta cosa buona e giusta, ma resta un problema che sottovaluti: quelle notizie vengono riprese dai media nazionali e così a Napoli andiamo tutti in giro in 3 sui motorini senza casco e facciamo tutti i parcheggiatori abusivi.

È questo il racconto che prevale di Napoli e del Sud da 150 anni ed è con questa immagine di napoletani/meridionali bruttisporchiecattivi che nascono e non si risolvono le questioni napoletane e meridionali. Sì, perché da 150 anni ci insegnano che, siccome siamo bruttisporchiecattivi, è inutile che ci aiutano, non possiamo pretendere gli stessi diritti del resto dell’Italia e spesso di questo sono convinti anche gli stessi napoletani/meridionali (magari pure quando fanno i politici).

Poco importa che i parcheggiatori abusivi magari siano in tutto 200 su 2 milioni di abitanti a Napoli e provincia o che magari al Nord non mettono la merce sui marciapiedi ma ci siano i negozianti o gli imprenditori più “evasori” in Italia (dati-Agenzia Entrate 2016/2018). Un recente studio accademico, del resto, dimostra che negli ultimi 30 anni Napoli e il Sud sono raccontati dai media come “la parte cattiva dell’Italia” (ne parlano solo per il 9% delle notizie e in gran parte di quel 9% solo per la cronaca nera): è un sistema di comunicazione che diventa politica e fossi in te mi preoccuperei degli spazi che ti concedono i media nazionali o i Giletti di turno, specializzati (a senso unico) nel racconto delle nostre negatività: ti chiamano solo perché sei il Napoletano di turno che conferma le loro tesi sulla nostra “inferiorità”.

E così tu pubblichi un video per dimostrare che Torino è più civile e pulita di Napoli e a me vengono subito in mente quegli esuli napoletani (a Torino) che per farsi accettare raccontavano ai sabaudi una Napoli pessima che spesso non era pessima o magari non peggiore di Torino nel 1860. E così, intanto, tu pubblichi il video di quel tizio che fa sparare stupidamente la scacciacani ai figli a capodanno e poco importa che quelli che usano scacciacani o armi siano magari sempre 200 su 2 milioni: in tutta Italia in poche ore quel video è diventato “a Napoli si insegna a sparare ai figli” e ti confesso che sto pensando di denunciare mio padre che per anni mi ha fatto sparare alle lampadine fulminate nelle feste di piazza e per tutte le volte che mi ha regalato pistole e fucili finti o videogiochi “sparatutto” (sai che intere generazioni per secoli sono state cresciute così? Bambole alle bambine, armi ai maschietti…).

Sto pensando pure che, se davvero ti stesse a cuore l’educazione dei bambini, magari prima o poi, invece di pubblicare i video di un poveraccio che stupidamente spara a capodanno con i figli, potresti farti incatenare durante le riprese milionarie di Gomorra che, in quanto ad educazione alla violenza, forse qualche danno lo sta facendo (insegno da anni a Scampia e se vuoi mi faccio incatenare con te).

A tua disposizione anche se, invece di beccare la vecchina che getta la spazzatura alle 16, deciderai di incatenarti all’esterno dell’inceneritore milionario di Acerra quando supera i limiti delle particelle inquinanti (abito lì vicino, ho due bambine e lì i rischi ambientali forse sono più gravi della busta della vecchina). Ovviamente tu resti e resterai libero di denunciare quello che vuoi così come noi restiamo liberi di pensare che potrebbero esserci altri modi per “salvare” Napoli evitando danni che diventano più gravi di quello che denunci, e che forse potresti iniziare ad analizzare.

E mentre tutti e due stiamo pensando a caschi e parcheggiatori, a Napoli c’è gente che davvero non sa come sopravvivere (insegno a Scampia e so di cosa parlo), non ha la fortuna di avere il mio stipendio da prof e neanche il tuo (più consistente) da consigliere regionale e migliaia di giovani da Napoli se ne vanno spesso per sempre e non per colpa di caschi e parcheggiatori… Tutto qui.

Gennaro De Crescenzo


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