Napoli, 3 giorni con il marito morto in casa per sospetto coronavirus: era negativo


Napoli – A via Consalvo, Fuorigrotta, una donna è stata costretta a vivere per 3 giorni con il cadavere del marito. La morte non è sopraggiunta a causa del Coronavirus, ma il sospetto ha fatto scattare l’allarme e la quarantena forzata.

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La storia di Vincenzo e Carmela è davvero molto triste. Lui, 81 anni, è morto per cause naturali, ma da protocollo si è dovuto comunque effettuare il tampone a cui è risultato negativo. Vincenzo Di Marino però godeva di buona salute, questo aveva fatto scattare l’allarme da parte della moglie che temeva un sospetto contagio. Per tale motivo la sera di sabato si è recata nella casa della vicina per telefonare al 118.

Ma è proprio da quella telefonata che parte il dramma di Carmela. I sanitari infatti avevano constatato la morte naturale dell’uomo, ma nonostante questo era doveroso effettuare un tampone. Il personale del 118 ha così avvertito la vicina di casa e di conseguenza tutti i condomini.

Da quel momento Carmela è stata trattata in maniera sgradevole da tutto il vicinato. Lo spavento che potesse trattarsi di Coronavirus ha infatti innescato uno strano sentimento che ha portato i condomini ad allontanarsi.

La donna è così stata costretta a vivere per ben 3 giorni da sola in casa con il marito deceduto, i figli infatti si trovano fuori Napoli ed al momento non possono tornare. C’è stato un forte ritardo nel test perché i tamponi, come dichiara il figlio Gennaro, erano finiti.

Queste le parole del figlio Gennaro, riportate da Il Mattino: “Mia sorella mi ha chiamato per dirmi che mamma l’aveva contattata perché papà si stava sentendo male. Urlava a causa di dolori alla schiena e al torace. La mia vicina di casa si è recata da mamma e ha telefonato al 118. Erano trascorse da pochi minuti le 20 e nella telefonata è stato spiegato che mio padre aveva forti dolori lombari ed al torace.

“I sanitari sono giunti dopo circa un’ora dalla nostra richiesta con un equipaggio senza medico e senza protezioni hanno constatato il decesso e, avendo rilevato una temperatura di 38,5°C a mia mamma. Hanno allertato tutti sospettando un caso di Coronavirus in mio padre. Non ci è stato lasciato alcun referto e mia mamma si è ritrovata sola e spaesata con il cadavere di mio padre in camera da letto dove le era stato detto di non poter entrare.

“Il sanitario ha avuto parole di conforto per mia madre. Ma pur accertando la morte naturale, ha affermato che nonostante tutto si dovevano rispettare le procedure. Sono stati contattati i carabinieri che hanno rimandato all’Asl che ha dichiarato di non poter intervenire prima di due giorni. Il martedì successivo e comunque senza poter praticare i test tramite tamponi perché finiti.”


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