Covid in Campania, i morti spuntano come funghi: altri 75 decessi ricalcolati su 2 settimane


Ancora morti che spuntano in Campania. Il bollettino regionale di oggi riporta la cifra di 75 decessi tra il 3 ed il 17 novembre, ossia una media di cinque al giorno non computati nei bollettini precedenti.

Si tratta di un altro allineamento su diverse settimane dopo quelli contenuti nel bollettino del 6 novembre, quando ne vennero computati 40 avvenuti tra il 12 ottobre ed il 5 novembre, i 35 del bollettino del 15 novembre morti tra il 30 ottobre ed il 14 novembre; ed ancora i 27 morti tra il 7 e 13 novembre nel bollettino del 14 novembre; i 40 morti tra il 7 e 12 novembre nel bollettino del 13 novembre; i 31 morti tra il 7 e 11 novembre nel bollettino del 12 novembre; i 14 morti tra il 26 e 30 ottobre nel bollettino del 31 ottobre;  i 20 morti tra il 20 e 24 ottobre nel bollettino del 29 ottobre; i 20 decessi tra il 16 e 26 ottobre nel bollettino del 27 ottobre. Fa un totale di 302 morti (escludendo allineamenti effettuati su pochi giorni).

Nel bollettino del Comune di Napoli del giorno 11 novembre veniva inoltre riportato il triste dato dei 92 decessi avvenuti a partire dal mese di settembre fino al giorno 10 novembre. Così recitava infatti il resoconto: “ATTENZIONE: nei bollettini diffusi ieri e oggi dall’Asl Napoli 1 sono purtroppo riportati molti decessi registrati nei resoconti regionali SOLO ORA, ma tristemente avvenuti dal mese di settembre ad oggi. Di tali pazienti deceduti l’80% risulta avere un’età superiore agli 80 anni e il 93% del totale risulta essere deceduto durante l’isolamento domiciliare”. Dai bollettini dell’ASL Napoli 1 (che potete consultare in fondo all’articolo), dei giorni 10 e 11 novembre, risulta che l’allineamento dei decessi corrisponde a 85 morti (si arriva a 92 con sei morti il 9 e uno il 10 regolarmente inseriti). Stiamo quindi parlando di 79 decessi (il 93% di 85) avvenuti a casa, di persone per lo più ultra ottantenni che si sono spente tra le mura domestiche. Non sappiamo se hanno ricevuto cure, se erano sole, se è stato fatto il possibile per salvarli. Nulla ci è dato sapere, ed è angosciante immaginare che tali esseri umani possano essere stati abbandonati a sé stessi. Esseri umani, non freddi numeri espressi in percentuali.

La Regione Campania non spiega in alcun modo come e perché avvengono tali allineamenti, mentre qualche addetto ai lavori, a cui abbiamo chiesto delucidazioni, non ha saputo aggiungere altro. O potuto, dato il sostanziale bavaglio che è stato imposto proprio dalla Regione anche se il presidente Vincenzo De Luca lo ha più volte smentito.

Visto il doppio salto da zona gialla a zona rossa è lecito ipotizzare che il mancato conteggio di queste morti possa avere influito sugli indicatori in base ai quali la Campania era stata considerata inizialmente a rischio moderato, così come l’eventuale mancato ricovero delle 92 persone del bollettino di Napoli dell’11 novembre sopra citato. Sarebbe molto grave se la Campania fosse stata dichiarata zona gialla a causa di errori nei famosi 21 parametri: significherebbe che il territorio necessitava di misure restrittive che avrebbero potuto contenere il contagio e che non sono state imposte. Si deve però dire che la valutazione fatta da Cabina di Regia e ISS viene fatta sui dati in ritardo di una settimana, un controsenso scientifico poiché la scelta di inserire una regione in una zona anziché un’altra non viene presa su una fotografia attuale della realtà, ma già vecchia di sette giorni. Dunque la Campania potrebbe anche aver fornito i dati completi al Ministero della Salute prima di renderli pubblici e rendere pubblici gli allineamenti, ma nonostante ciò, a causa del meccanismo spiegato, i campani si sono trovati in zona gialla quando avrebbero dovuto essere in quella rossa.

Altra spiegazione potrebbe essere quella ipotizzata dal Ministero della Salute nella conferenza stampa del 5 novembre, quando è stato spiegato perché la Campania era in zona gialla: “Poi potrebbe esserci un ritardo di notifiche dei casi, come tante altre regioni che ha fatto abbassare l’Rt. È un processo dinamico, alcune regioni potrebbero fare un balzo in avanti nei prossimi giorni”.

Allo stato attuale la stampa, non potendo parlare in maniera libera ed incondizionata con i medici e con l’Unità di Crisi, non può approfondire la questione ed informare la cittadinanza su quanto avvenuto e sta avvenendo.

 


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