Gratteri su La7: “Nei social la malavita trova adepti”, a Nisida il punto sulla ‘camorra digitale’


Camorra e appariscenza. Chi ha dimestichezza col Sistema, perché lo studia o semplicemente ci abita a fianco, sa che nei ghetti napoletani non c’è spazio per la riservatezza, la migliore arma che ha la Ndrangheta in Calabria.

Si è abituati ad agire poco nell’ombra, a differenza di Cosa Nostra. Da quando è nata e se ne parla, la Camorra ha fatto dell’autocelebrazione la cifra della sua riconoscibilità. Comandare su un popolo insoddisfatto, che vive d’espedienti e distrae la sua fame con effimere briciole di appagamento, significa prima di tutto che quello stesso popolo deve conoscere tutta la tua potenza.

Per farlo deve vedere i frutti del tuo lavoro, invidiarti, aspirare ad essere come te e, in ultimo, temerti. Proprio per tale motivo, come specificato dal Procuratore Capo di Napoli Nicola Gratteri nell’ultima puntata di Lezioni di Mafie (in onda ogni mercoledì su La7), la Camorra è l’organizzazione criminale che oggi domina la scena dei social.

I social network, “ufficio di collocamento” della malavita

A tale argomento è dedicata la trasmissione, la quale ha riportato in auge il dibattito sull’importanza del virtuale nell’economia e nell’educazione dei giovani.

Se però, scrollando i video di Instagram o Tiktok, ci si imbatte in video o foto di personaggi appartenenti a tali ambienti, è facile sottovalutarne la drammaticità.

Anzi, pensandoci, chi non ha mai sorriso davanti ad alcuni di questi contenuti, spesso accentuati nel loro carattere trash? il fenomeno dei social è invece molto più serio di quanto si possa credere ed è ad oggi il principale “centro per l’impiego” dei clan.

Modelli inverosimili, la camorra “si fa bella” su Tiktok

Secondo i più autorevoli studiosi di sociologia moderna, in una shame culture come la nostra (parafrasando l’antropologa americana Ruth Benedict), dove il biasimo sociale è dovuto non più tanto dall’aver commesso qualcosa di riprovevole bensì dal mancato raggiungimento di determinati modelli di comportamento, veicolati proprio dai social network, questi ultimi diventano fondamentali per le organizzazioni criminali.

Molto più di quanto non lo fossero in passato i riferimenti alla malavita nella musica neomelodica, le foto dei camorristi che mostrano i loro soldi “facili”, le loro armi, le loro donne e l’illusione di una vita perfetta riescono a dimostrare dominanza e plagiare le giovani menti.

Gratteri a Nisida: perché i più giovani si affidano alla delinquenza

Tornando alla nostra puntata, proprio ai ragazzi di vita delle periferie campane è dedicato il più ampio discorso del Procuratore Gratteri, recatosi altresì presso la Casa Circondariale Minorile di Nisida per confrontarsi con i suoi giovani.

L’incertezza del futuro e di una stabilità economica, il mancato supporto emotivo-educativo da parte delle famiglie e l’impossibilità di comprendere appieno un mondo che sembra indecifrabile sono le loro sofferenze ed il motivo per cui affidano i migliori anni della loro alla delinquenza.

Non solo colpa dei social: città concepite come ‘fortini’, la strada unica aggregazione

In fondo, sono le insicurezze di quasi tutti i ragazzi della loro età, tanto che sembra impossibile non provare una qualche forma di empatia verso di loro.

Certo, il problema non nasce con internet. Guardando come sono stati concepiti i quartieri-fortino, senza negozi, senza scuole adeguate, senza luoghi di aggregazione, la “strada” resta comunque l’unica alternativa percorribile per molti di loro.

Secondo Gratteri, in un quadro del genere, i vanti dei camorristi esasperano ancora di più tale emarginazione.

“Della camorra arriva ai giovani solo la versione ‘romantica’, non il loro essere parassiti”

“I social, come anche una certa rappresentazione cinematografica, contribuiscono infatti a diffondere un’immagine della criminalità organizzata lontana dalla verità”.

“Che la si veda raffigurata nella sua veste romantica, o al contrario come una presenza esageratamente degradante per il suo territorio, i giovani stentano a comprendere così il carattere parassitario delle mafie, facendo loro credere che non vi sia via d’uscita che abituarsi alle loro facce o, perché no, passare dalla loro parte”.

Sui titoli di coda il Procuratore Capo di Napoli, dovendo dare una conclusione alla sua indagine, si rivolge direttamente ai giovani presenti in studio, con quella semplicità pragmatica che l’ha reso ormai celebre in tutta Italia. “Imparate la coerenza e non diffidate dalla speranza. Basta ora con le parole, è arrivato il momento di agire” è lo slogan che chiude la bella puntata di Lezioni di Mafie.

Leggi anche questi articoli


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI