La storia di “Austino ‘o pazzo”, il Masaniello degli anni Settanta


C’è un’espressione a Napoli che si usa quando si vede qualcuno correre in moto o in macchina: Me pare Austino ‘o pazzo (sembra Agostino il pazzo).

Ma da dove nasce questa affermazione? Era l’estate del 1970 quando Antonio Mellino, appena diciottenne, fece delle strade di Napoli una pista di gran premio in sella alla sua Gilera 125 leggermente truccata. Era stato soprannominato “Agostino ‘O Pazzo“, in onore di Giacomo Agostini campione del Motomondiale dell’epoca e ‘o pazzo per il suo comportamento fuori dal normale.

La polizia dava la caccia a quel centauro dai lunghi capelli che sgommava ad ogni curva e aggirava i posti di blocco salendo con la sua moto le scale del centro antico. Così dal 23 al 26 agosto, soprannominate le Quattro Nottate di Napoli, tre o quattromila persone scesero in tarda sera tra piazza Municipio, piazza Trieste e Trento, via Toledo e piazza Carità in attesa di assistere alle evoluzioni del centauro. I ragazzini si arrampicarono come scimmie sui pali della luce per avvertire la folla del suo arrivo. Austino ‘o pazzo non giunse mai in strada, poiché rintanato in casa, mentre per le vie c’erano più di settecento poliziotti e carabinieri in divisa antisommossa con manganelli, caschi e scudi. Ne nacque uno scontro tra la gente del quartiere e le forze dell’ordine che scaricavano sassi, bottiglie e lacrimogeni contro. Il bilancio fu di 56 feriti, 59 arrestati e 232 fermati, rigorosamente salutati dalla gente con uno sventolio di fazzoletti.

Ma tutto ciò nacque da una protesta del popolo contro la polizia che per fermare il fenomeno degli scippi e dei reati contro il patrimonio napoletano, aveva escogitato un piano contro i ciclomotori, che in meno di un mese furono sequestrati in circa cinquecento. Così Agostino vestì i panni di un moderno Masaniello e si fece rappresentate della protesta popolare in sella alla sua moto truccata. Le forze dell’ordine riuscirono a scoprirne l’identità nel giovane Antonio Mellino, arrestandolo poco dopo. Ma oltre ai guai con la giustizia quella celebrità gli portò anche un discreto successo, in fatti fu ingaggiato per il film “Un posto ideale per uccidere” con Ornella Muti ed Irene Papas, ottenne alcune scritture come stuntman e fu ingaggiato anche da Holer Togni.

Oggi Antonio Mellino abita ancora in piazza dei Girolamini, nel palazzo in cui visse Giambattista Vico, fa l’antiquario, mestiere ereditato dal padre, in una bottega in via dei Tribunali.

Bottega di Antonio Mellino (da Italiaonroad)

Bottega di Antonio Mellino (da Italiaonroad)


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