Ciro, Don Giosuè: “Abbiamo finito le lacrime. Spero sia l’ultimo funerale di un giovane”
Ott 03, 2024 - Veronica Ronza
Sono parole piene di dolore quelle pronunciate da Don Giosuè Lombardo, il parroco della Basilica di Santa Croce che nel pomeriggio di oggi ha celebrato i funerali di Ciro Perna e che, al termine dell’omelia, in un’intervista rilasciata a Vesuvio Live, ha sottolineato l’importanza di stare al fianco delle giovani generazioni.
Funerali Ciro a Torre del Greco: le parole del parroco
“Sono tanti i sentimenti dopo aver celebrato l’ultimo saluto cristiano a Ciro, un ragazzo di 16 anni. Tanto il dolore presente in Basilica, un dolore senza lacrime perché sono state prosciugate tutte in questi giorni di attesa. Avevo proprio davanti agli occhi i familiari, costretto a dire parole di speranza e di luce ai genitori. Facevo difficoltà a incrociare il loro sguardo, quello del fratello, della sorella, dei nonni” – ha detto Don Giosuè alla nostra redazione.
“Però il dolore non ci deve mai abbattere. Come ho detto, i tre verbi che Gesù coniuga nei vangeli dovremmo imparare a coniugarli noi. In questo momento mi verrebbe da dire che innanzitutto dovrebbero imparare a coniugarli i genitori dei nostri ragazzi, la chiesa, la scuola”.
“Per prima cosa c’è la vicinanza ai ragazzi, investire tempo sui ragazzi, spendere tempo con loro. Lo so, è difficile, ci scappano, ci sfuggono, è proprio dell’età il bisogno di autonomia. Però bisogna realizzare una cultura dove c’è il dialogo, soprattutto tra genitori e figli, con le agenzie educative, nella scuola, al di là delle materie e dei programmi da svolgere che sono importanti ma non sono tutto, e poi nella chiesa”.
“La mia porta è sempre aperta, scendo spesso in piazza. E poi la tenerezza. Stare accanto senza giudicare. Stare accanto per trasmettere il calore dell’età adulta. Diceva Don Bosco, al quale è dedicato il nostro oratorio, ‘amate i giovani e fate in modo che se ne accorgano’. Devono sapere che sono amati, sono oggetto di stima, di amore, non di rimprovero, di condanna per segni che fanno parte della crescita”.
“Poi il terzo verbo, la compassione. In questo momento saper patire accanto ai genitori di Ciro. La compassione anhe per tante famiglie che si sentono impreparate a fronteggiare tutte le tematiche di una realtà giovanile. Papa Francesco ci dice di partire dai poveri, in alcune celebrazioni della giornata mondiale della gioventù ha detto che i giovani rappresentano i poveri”.
“In questa società c’è una povertà giovanile, una povertà esistenziale. Chiudo questi pensieri che mi vengono dal dolore che sperimento perché io mi sento il padre della comunità e so che i miei figli soffrono, poi vedo tanti figli sbandati, lontani, inconsapevoli della loro condizione. Io chiudo con un auspicio, che veramente tutti ci apriamo alla consolazione che viene dal Signore perché un dolore consolato ci aiuta a maturare e a crescere. Spero proprio che sia l’ultimo funerale celebrato per un giovane della nostra città. Speriamolo tutti” – ha concluso.