I soldi nel “maccaturo”: l’antica usanza torrese (ma non solo) raccontata da Carlo Boccia
Gen 16, 2025 - Giuseppe Mennella
Carlo Boccia racconta la tradizione dei nostri nonni: mettere i "soldi nel maccaturo"
I soldi nel ‘maccaturo’: in cosa consiste quest’usanza che si va ormai perdendo? A raccontarla è Carlo Boccia, enciclopedia vivente della storia di Torre del Greco e delle tradizioni di un tempo che fu.
I soldi nel ‘maccaturo’: cosa significa
Un proverbio napoletano recita “chi poco tene, caro tene”: ovvero, chi possiede di meno tiene ben cari i suoi pochi averi. Su questo adagio popolare si fonda la tradizione di conservare il denaro nei posti più impensabili: paradossalmente, minori sono i soldi da nascondere e più sono fantasiosi i luoghi in cui conservarli per nasconderli dai malintenzionati.
Il ‘maccaturo‘ è la parola dialettale con la quale si identifica il fazzoletto di stoffa, quello che prima dell’avvento dei fazzoletti di carta era l’unico strumento utilizzabile per soffiarsi il naso. A seconda della classe sociale poteva essere pregiato, decorato, ma anche fatto di stracci.
Dal greco e dal latino, oltre i tempi del ‘pagamento elettronico’
“Questa parola deriva dal francese “Mouchoirs“, arrivata a Napoli con l’occupazione dei francesi e trasformata nella ‘parlata’ popolare in “Maccaturo” – spiega Carlo Boccia – è usata in molti dialetti del meridione d’Italia. Ma all’origine c’è sempre il greco ‘mykter myxa’ narice ed il latino ‘mucus mucosus'”.
Nell’era dei pagamenti elettronici e delle carte di credito, sono ancora tanti coloro che non si fidano dei ‘soldi invisibili’ ma restano legati al buon vecchio contante: tra essi, certamente, coloro più in là con gli anni.
“Ci sono ancora molte persone, specie gli anziani, che usano il portafoglio per custodire le banconote e documenti: le donne usano invece il borsellino, più comodo e a portata di mano. Sono ancora attaccati alle vecchie maniere, volendo vedere la loro economia ‘dal vivo’ e non virtuale”.
Ma per le classi meno abbienti anche un semplice fazzoletto poteva diventare un portamonete, un posto sicuro dove custodire il denaro. In particolare le donne, tradizionalmente ‘responsabili’ delle finanze domestiche, avevano sperimentato un modo per custodire i soldi nel ‘maccaturo‘ con un escamotage che li tenesse lontani da occhi e mani indiscrete.
Il reggiseno: la cassaforte delle nonne
Racconta Carlo Boccia: “Giorni fa, in una bottega di Torre del Greco, ho visto una donna che dopo aver fatto la spesa ha preso dal seno senza far vedere la sua intimità un fazzoletto bianco arrotolato, dove dentro c’erano i soldi. Poi con modo discreto quasi di nascosto, senza far sapere i ‘fatti suoi’ lo srotola, prende il denaro che le serve e paga: dopo, con gesto pratico, arrotola il suo “tesoro” tipo ‘mappatella’ stretto nella mano, alza il braccio e lo ripone dove era”.
Boccia spiega il perché di questa usanza: “Una volta era un abitudine delle donne avere i soldi conservati nel seno, perché per loro era il posto più sicuro dove nessuno osava mettere le mani, specie al mercato, dove tra la folla vi sono i borseggiatori e malintenzionati”.
“Ricordo mia nonna paterna Virginia Mennella, di corporatura minuta, sempre vestita di nero: il nonno Carlo l’aveva lasciata molto presto. Quando la domenica andavamo a trovarla con le mie sorelle, lei prendeva dal suo “nascondiglio ” in petto un fazzoletto arrotolato di colore scuro a mo’ di “mappatella” e girandosi di lato lo apriva come a nascondere il suo “poco avere” dandoci una moneta a testa. Ricordo che erano tiepidi, il suo minuscolo corpo dava ancora calore”.