Giacomo Leopardi e “Torre ‘o Grieco”… storia d’amore e tormento!


“Sull’arenoso dorso, a cui riluce Di Capri la marina Di Napoli il porto e Margellina.”
[G. Leopardi, La Ginestra o il Fiore del deserto, v.255-257]

Così Leopardi, durante il suo soggiorno in un posto particolare e a dir poco magico della nostra urbs, ci delizia, dipingendo il quadro della grande e calorosa città Napoletana, nonché il suo luogo di morte dove giace anche la tomba del sommo poeta Virgilio.

Come si sa Napoli è la città dalle mille sfaccettature, la città dove in ogni strada si sente il profumo di storia e l’insolito senso di appartenenza. Napoli è così: un fiore che sembra mantenersi sempre vivo nonostante le innumerevoli difficoltà. E, parlando proprio di fiori che ci ricordano il concetto di sopravvivenza, è sicuramente da ricordare la Ginestra o Fiore del deserto di Leopardi, opera scritta nella bellissima “Torre ‘o Grieco”, come si direbbe in napoletano, città alle pendici del Vesuvio che lambisce il golfo di Napoli.

ginestra

Il Vesuvio

Questa zona è anch’essa ricca di letteratura e arte e la sua antica denominazione era quella di “Turris Octavia” riferitosi probabilmente ad una torre di Federico II di Svevia. La sua funzione “iniziale” era proprio quella di difendere Napoli dai Saraceni.

Ma le ipotesi sulla derivazione del suo nome sono davvero molte, ricordiamo anche quella che si basa sull’idea che il nome derivi dalla villa appartenente ad Ottaviano Augusto. Avanza poi la tesi di Lorenzo Giustiniani, napoletano vissuto tra il Settecento e Ottocento che si occupò di redigere un “corpus” di tredici volumi sul Regno di Napoli. A suo parere sembra corretto correlare il nome della bella città alla copiosa produzione dei cosiddetto “vino greco”.

Questo luminoso grande paese, come deportano molti archeologi, era molto probabilmente un sobborgo residenziale di Ercolano. Nel 1631 un’eruzione di proporzioni ingenti distrusse tutto il versante a mare del Vesuvio: Torre del Greco venne invasa da torrenti fangosi e da grandissimi flussi lavici, dei quali uno in particolare generò le scogliere della Scala.

Inoltre la città Torre del Greco è stato poi travolta nel 1707 dalla caduta abbondante di piroclasti del Vesuvio, con danni alle coltivazioni e centinaia di feriti. Ma nonostante queste difficoltà tra il XVII e il XVIII secolo, in epoca borbonica, vi furono edificate diverse ville signorili dell’area vesuviana, ad esempio vi erano le ville del Miglio d’oro, che conservano splendidi esempi di architettura settecentesca godendo della splendida posizione centrale nel golfo di Napoli. Ed è proprio in una di queste ville, precisamente nella villetta dell’avvocato Giuseppe Ferrigni, che soggiorna il nostro amato poeta Leopardi, dove compone appunto “La ginestra” e “Il tramonto della luna”.

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Foto del Porto di Torre del Greco del 1955

Accompagnato dal suo amico Ranieri, il poeta, questo giovane favoloso come descritto dal regista napoletano Martone, soggiorna nella nostra città. Il suo piccolo viaggio a Torre del Greco giova al nostro autore infatti questa certezza si può cogliere dalla descrizione dell’interno dell’abitazione che ci riporta con testuali parole: “La villa è fornita di tutte le masserizie convenienti a gente ben nota e, per giunta, alcune fra esse d’una certa forma ampia ed antiquata, che riesce di speciale comodità all’affezione rachitica onde l’ospite nostro è travagliato”; o anche nei suoi versi ricavati dalla lettera di Ranieri al padre, Monaldo, di Giacomo, ove scrive: “La villeggiatura del marzo dell’anno scorso ci è riuscita così deliziosa, Giacomo ha composto così belle cose sulle vette ora aride, ora selvose di quel bellissimo e formidabile monte”.

Addirittura per il nostro autore il suo soggiorno a Torre del Greco, dove l’aria è depurata dalla stessa storia, fu definito come “il più miracoloso rimedio dell’idropisia” . Nonostante per il nostro autore all’inizio del suo periodo “napoletano” fu tormentato, i suoi ultimi giorni di soggiorno (nonché anche i suoi ultimi giorni di vita) furono in realtà molto sereni, lasciando attraverso i suoi scritti, dolci parole per rimembrare la bellezza e la purezza di una città ricca di mare e meraviglie, di flora e spettacoli che oggi si fregia appunto del titolo di “Città Leopardiana”.


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