Valdifiori si confessa: “Che boato il San Paolo, roba da metterti in ginocchio”
Giu 16, 2015 - Laura Grasso
Mirko Valdifiori
Mirko Valdifiori, il centrocampista dell’Empoli che presto indosserà la maglia partenopea, si racconta in un’intervista per Il Mattino. Valdifiori ama Napoli e non vede l’ora di entrare a far parte a titolo definitivo ed in maniera ufficiale della SSC Napoli. Non è ancora stata firmata l’intesa tra Empoli e Napoli ma il giocatore lascia intendere che l’accordo tra le due società è davvero prossimo.
Ecco l’intervista completa.
Emozionato?
«L’idea mi affascina e non mi spaventa neppure un po’. Certo sarei un ipocrita se dicessi che è la stessa cosa e che tutti e due i terreni di gioco sono lunghi uguali e larghi lo stesso… ma non è così. E l’ho capito quando ci ho giocato».
Cosa ha capito?
«Al gol di De Guzman, il 2-2 del Napoli, ho sentito un boato impressionante, una roba da metterti in ginocchio. Non ho più sentito un urlo simile nel resto della stagione».
Valdifiori, non è mai facile dire quella parola lì: ma ormai è del Napoli?
«Non vedo l’ora, ma non è così: Empoli e Napoli devono mettersi ancora d’accordo, parlarsi, raggiungere un’intesa. Io aspetto. Pensavo che ne parlassero ieri ma Mario (Giuffredi, il suo procuratore, ndr) non si è fatto sentire. Io sono sereno anche perché a Empoli sto benissimo. So che c’è questa possibilità ed è chiaro che a 29 anni non mi potrei tirare indietro».
Sentito Sarri in questi giorni?
«L’ultima volta che mi ha chiamato è stato una decina di giorni fa quando ero a Coverciano per lo stage con la Nazionale. Mi ha chiesto come stavano andando le cose e che tipo di lavoro stessi facendo. Ma niente altro».
Le avrà detto che stava per firmare per il Napoli?
«Neppure un accenno. E non mi ha neppure detto che mi voleva portare con lui».
Però lei è il suo prediletto ed è in cima alla sua lista. Oltre che di De Laurentiis che a Valdifiori ha pensato già tre mesi fa.
«E questo non può che rendermi orgoglioso. Io al Napoli non potrei che dire di sì: parliamo di una squadra che è al vertice del calcio italiano, che da anni brilla in Europa, che ha in rosa Callejon, Higuain. Per me sarebbe un punto di arrivo importante».
Perché ci ha messo così tanto a farsi notare?
«Chissà, forse perché sono italiano e se uno è straniero magari ha qualche chance in più. O forse è solo colpa mia. Però bene ha fatto Verratti ad andarsene giovanissimo: a Parigi ha trovato subito chi gli ha dato fiducia e lo ha fatto giocare con continuità».
Quale aspetto di Sarri piacerà di più ai tifosi del Napoli?
«Resteranno colpiti dalla sua schiettezza, dalla sua sincerità. È un uomo vero, che non ha peli sulla lingua, non usa giri di parole e bada al sodo. Oltre a essere preparatissimo, quasi maniacale nella preparazione di una partita».
Se dice così non potrà non volerla a Napoli.
«Io gli devo molto, sono cresciuto tantissimo avendo lui come guida».
In serie B è stato considerato il piccolo Pirlo.
«È il mio modello di riferimento fin da quando ero piccolo, un professionista esemplare. Ho sempre cercato di imparare qualcosa dal suo gioco, dal suo modo di fare il regista. Gli ho provato a rubare la giocata che fa spesso quando riceve dai difensori e senza guardare la gira all’attaccante».
Però lei la “maledetta” non la sa fare?
«Ci ho provato. Ma proprio non so come faccia a farla. È unico anche in questo».
La sua squadra del cuore?
«Non ne avevo. O meglio era la squadra dove giocava Veron. Quindi ne ho cambiate un po’…».
Dicono: a Empoli se sbagliava due passaggi non succedeva nulla, mentre al San Paolo sarà tutto diverso.
«E chi lo ha detto che sbaglierò due passaggi di fila?».