Antonio Matrone: l’uomo che costruì a sue spese la strada per il Vesuvio


Arrivare in cima al Vesuvio, oggi, è una piacevole passeggiata da fare con tutta la famiglia: la strada che dall’altitudine di 750 metri, a Ercolano, porta fin quasi al cratere è agevole per automobili ed autobus turistici ed offre, inoltre, un incantevole panorama sul nostro Golfo. Tuttavia, non è sempre stato così facile. Goethe, nel suo “Viaggio in Italia”, raccontava della sua “scalata” fin sopra al cratere del vulcano e descriveva il tutto come una faticosa e rischiosa avventura.

Il diario di viaggio dello scrittore tedesco venne pubblicato nel 1816, ma la situazione rimase pressoché invariata fino agli anni ’50 del secolo scorso. Nel frattempo era nata la rivoluzionaria funicolare vesuviana, ma nel 1944 era stata chiusa a seguito dei danni subiti durante l’eruzione del 18 marzo. Quindi, se bambini, anziani, intere famiglie, gruppi turistici e gite scolastiche possono godere delle bellezze offerte dal Vesuvio lo si deve solo ed esclusivamente al lavoro ed all’impegno di un solo uomo: Antonio Matrone.

Nel 1950, il Cavaliere Matrone, originario di Boscotrecase, si rese conto di quanto fosse difficile raggiungere l’altitudine dei 1000 metri in automobile: i mezzi di locomozione che, ormai, si stavano diffondendo in tutto il mondo non potevano percorrere le ripide salite fra i boschi. Così, prese la decisione di costruire a sue spese una strada percorribile e sicura. Non aveva nessun interesse economico, solo un incredibile attaccamento alla sua terra.

Come racconta Giuseppe Imperato in un articolo dedicato al Matrone, per realizzare il suo progetto e raccogliere i fondi necessari vendette tutte le sue proprietà, fortunatamente consistenti: poderi, residenze e terre. In pochissimi anni, metro dopo metro, la strada verso i 1000 m venne ultimata ed Antonio e sua moglie Genoveffa si trasferirono in una nuova proprietà fatta costruire proprio sui 750 m di altitudine, dove era iniziato tutto.

Nel 1955 il tratto venne reso percorribile dalla Regione ed inaugurato a febbraio. Accorsero autorità da Napoli e da tutta Italia, persino le telecamere della RAI si mossero per immortalare la colossale impresa di Antonio Matrone. Lui stesso ricevette i migliori complimenti per il suo lavoro, al punto da venir chiamato da tutti “ingegnere” pur non avendo alcuna laurea. Pochi anni dopo, la strada venne gradualmente acquistata, a titolo gratuito, dalla Regione Campania.

Solo molto tempo dopo la morte di Matrone, quel tratto da lui creato prese anche il suo nome, mentre una targa apposta da sua moglie lo ricorda vicino al luogo in cui si trasferì: “Entusiasta del Vesuvio con prodiciosa attività, vincendo ostacoli umani e naturali Antonio Matrone costruì singolare Strada realizzando antico sogno di far giungere l’auto fino alla cima del Vulcano non vide la fine di così ardua impresa ma Egli sarà sempre ricordato come il Pioniere delle strade vesuviane.”

Ancora oggi, percorriamo via Cav. Antonio Matrone per raggiungere la cima del Vesuvio e quasi nulla è cambiato da quando venne costruita, nel bene e nel male. Se il lavoro del Cavaliere fu impeccabile al punto da superare più di mezzo secolo intatto, allo stesso modo dovrebbe essere l’impegno delle autorità moderne per preservarlo ed adeguarlo alle esigenze attuali.


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