Mattia Preti: il pittore spadaccino che ha dipinto le porte della città di Napoli


Non conosciamo molto della vita del pittore, alcuni dettagli sono discordanti tra studiosi. Sappiamo la sua provenienza sociale, un uomo di origine nobile terzo di 6 figli di Cesare Preti e Innocenza Schipani, e nasce a Taverna in Calabria nel mese di febbraio del 1613. Mattia Preti lascia un vasto repertorio artistico nella città di Napoli, in questo posto ha dato il meglio di sé tanto da essere considerato uno dei migliori esponenti della pittura napoletana barocca, le sue opere hanno ispirato artisti come Luca Giordano e Francesco Solimena.

All’età giovanile, si dedica agli studi umanistici nella sua città natia, mentre dal punto di vista artistico non si esclude l’ipotesi che avesse fatto praticantato a Napoli intorno ai 17 anni, il viaggio può essere possibile perché recatosi dallo zio. Inizia ad approfondire il proprio bagaglio di conoscenze durante gli anni trascorsi a Roma, quando viene educato allo studio di diverse discipline dal fratello maggiore Gregorio, anche lui pittore. Il soggiorno romano diventa proficuo dal punto di vista artistico e non, realizza opere di alto spessore e fa parte dell’Ordine gerosolimitano per mezzo di papa Urbano VIII. La sua fama di pittore va oltre le mura romane, opera probabilmente all’estero e in alcuni luoghi Italia, tra cui Napoli dal 1653 al 1659.

Nella città partenopea ha modo di conoscere Luca Giordano, inoltre viene commissionato dai padri soriani per realizzare un affresco sulla cupola nella chiesa di San Domenico. Oggi l’affresco non c’è più, per dare giustizia all’opera riprendo le parole del testo seicentesco “Notizie della vita del Cavaliere Fra Mattia Preti”di Bernardo de’ Dominici:

“ … Rappresentandovi Nostro Signore, che con la Beata Vergine, la Maddalena, e S. Caterina, ed altri Santi portano l’immagine di S. Domenico, e nel più basso recinto vari angeli, che appoggiati a balaustrate addobbate di ricchi drappi suonano, e contano in diverse bellissime attitudini, assai proprie e naturali, siccome intorno alla cupola sono molti Santi dipinti nudi, situati in difficili, ma graziose maniere, e disegnati eccellentemente, e sono anche ammirabili alcuni vecchi santi ivi dipinti…”.

Le sue abilità non sono circoscritte all’arte, ma è anche abile con la spada, ci sono diversi aneddoti narrati nel testo in cui si evidenzia quanto scritto. Un duello gli costa il carcere, proprio a Napoli, durante il periodo della peste nel 1656. In questo periodo, il viceré invia un’ordinanza secondo la quale nessuno avrebbe dovuto oltrepassare le porte cittadine. Da come s’intuisce dal libro, il pittore si trova all’esterno delle mura della città, ebbene la sua inottemperanza a varcare una delle porte lo porta a un battibecco con una delle guardie. Il battibecco si trasforma in duello, il pittore uccide la guardia e ciò gli costa il carcere, tuttavia la fama che lo contraddistingue nell’arte diventa mezzo per essere scagionato a patto che dipingesse gratuitamente le porte della città. I protagonisti delle porte sono Gesù Bambino e la Madonna venerati dai santi per porre fine alla peste a Napoli.

Il primo dipinto è di Porta Capuana, dov’è rappresentato San Gennaro con Sant’Agnello Abate, San Michele Arcangelo e San Rocco, questi santi pregano alla SS. Vergine affinché plachi l’epidemia in atto. Nella parte inferiore ci sono molti carretti sui quali sono posti i cadaveri destinati alla sepoltura.

La Porta dello Spirito Santo presenta nella parte interna la statua di bronzo dedicata a San Gaetano, al di fuori è posto il quadro della Vergine con San Gaetano insieme con altri santi che pregano il Redentore. Un angelo ripone nella guaina la spada, mentre in basso sono rappresentati i cadaveri degli appestati. Sopra le scale del tempio giace una donna morta con suo figlio che succhia il latte dalle sue fredde mammelle, inoltre c’è un uomo nudo che trascina un cadavere con una corda.

Sulla Porta di Costantinopoli è impressa la Vergine in piedi con il Bambinello, vicino c’è San Gaetano con San Gennaro che pregano alla Vergine per ottenere dal Bambinello la fine del morbo. In basso sono raffigurati i morti appestati e i sopravvissuti.

La Porta Nolana presenta la Vergine con Bambino, vicino vi sono diversi santi (San Gennaro, San Francesco Saverio, Santa Rosalia), che mostrino al Redentore i cadaveri degli appestati e i pochi cittadini rimasti in vita.

Sulla Porta di San Gennaro è disegnata la Vergine Maria con il Bambino in braccio circondati da angeli. San Gennaro offre il suo sangue per concedere la grazia al suo popolo e San Francesco Saverio è posto in ginocchio. La peste è espressa in una donna nuda che si morde le mani e sta seduta sulle scale .

Su Porta Chiaia è raffigurata la Madonna con Gesù Bambino in braccio, ai lati c’è San Gennaro, San Gaetano e San Francesco, fa da sfondo un gran numero di angioletti e putti. Ai piedi non c’è alcun lugubre spettacolo, poiché quel luogo non è più afflitto dalla malattia.

Contrariamente da Chiaia, la Porta del Carmine (luogo abitato da tanti popolani) presenta figure atroci, una moltitudine di corpi morti mentre i vivi piangono tra la mole di cadaveri.

Oggi, i dipinti sono andati tutti perduti, salvo quello presente sulla Porta di San Gennaro su cui è stato fatto un restauro nel 1997.

Napoli. Porta San Gennaro

Il pittore realizza altre opere d’arte a sfondo sacro per diversi soggetti laici e religiosi a Napoli e dintorni, per maggiori approfondimenti rimando alla lettura del sopraddetto testo. Negli anni a seguire si sposta tra Italia e Malta, non manca un ritorno a Napoli. Secondo Bernardo de’ Dominici, Mattia Preti ha una certa dimestichezza anche nell’ambito dell’architettura, a proposito di un’azione di ristrutturazione della cattedrale della città La Valletta, e una costruzione sferica destinata alla chiesa di Sarria a Floriana. Mattia Preti trascorre i suoi ultimi anni di vita a Malta, poiché chiamato dal Gran Maestro dell’Ordine di Malta, muore il 3 gennaio del 1699.

Bibliografia:
Bernardo de’ Dominici, Notizie della vita del Cavaliere Fra Mattia preti,Malta, Zefirino Micallef, 1864

Sitografia:
Trecani


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