I Re Magi: chi erano e perché portarono oro, incenso e mirra a Gesù

L'adorazione dei Magi - Andrea Mantegna


Quando pensiamo al 6 gennaio lo associamo all’Epifania, quindi alla Befana. Una vecchietta dotata di scopa magica entra nelle case dei bimbi buoni e cattivi donandogli rispettivamente dolci e carboni o aglio. Tuttavia non è solo il giorno dedicato all’Epifania bensì anche dei Magi che giungono alla grotta o capanna di Gesù Bambino.

Non abbiamo notizie certe sui Magi. Per esempio non sappiamo quanti ne siano, da dove provengano, quale sia il loro status sociale. Come siano arrivati a destinazione, in quanto tempo e quali siano realmente gli oggetti donati al Messia.

Ciò nonostante, ci occupiamo sui donativi e i simboli che ne rivestono. Anzitutto c’è un’ampia letteratura che fa riferimento a ciò.

Il primo dibattito tra gli intellettuali dell’antichità è sulla natura interpretativa dei doni. Il vangelo canonico in greco di Matteo, ci spiega che i donativi sono tre: oro, incenso e mirra. Siccome non abbiamo la traduzione originale del vangelo in aramaico, si pensa che ci sia stata un’erronea traduzione del termine “oro”. Probabilmente l’oro rimanda a una spezia, la curcuma, che presenta lo stesso colore dell’oro stesso. Se accettiamo l’idea che siano tre spezie, esse hanno delle ottime proprietà curative.

La seconda questione si sposta sul significato teologico dei doni. Ottato di Milevi (IV secolo d.C), teologo, vescovo e noto oppositore del donatismo, sostiene che l’oro simboleggia la fede, quindi l’incenso la santità; mentre la mirra, la passione. Alano di Lilla (XIII sec.), teologo e filosofo francese, è di un parere diverso: l’oro indica le Scritture, l’incenso l’aspetto morale e la mirra quello storico.

Per il filosofo e teologo Tommaso d’Aquino (XIII sec.), così per Bernardo Chiaravalle, l’oro acquisisce il suo valore materiale per sostentare la Vergine, la mirra per il Bambinello e l’incenso per decontaminare l’ambiente dal puzzo degli animali. Il grande teologo sant’Agostino e papa Gregorio Magno sostengono che i 3 doni rimandano alla triplice immagine di Gesù: Uomo, Re, Dio. Della stessa idea sono tanti altri uomini di Chiesa. Jean Jersono (XV sec.), teologo e filosofo francese, li associa pressoché alle tre virtù teologali: l’oro con riferimento alla carità, l’incenso per la fede, la mirra rappresenta la libera volontà. Sono tanti i nomi e le interpretazioni per stilare precisamente un elenco. Tuttavia oggi è convinzione diffusa che i tre doni rivestono lo stesso significato simbolico definito dai tanti uomini del clero come sant’Agostino e papa Gregorio Magno.

Fonti:
– Franco Cardini, I re Magi, leggenda cristiana e mito pagano tra Oriente e Occidente, Venezia, Marsilio editori, 2017


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