Mark Twain e la gita sul Vesuvio: “È proprio vero che vedi Napoli e poi muori”


Mark Twain, lo scrittore americano che Hemingway definì “padre del romanzo americano”, nel 1867 soggiornò a Napoli per una circostanza fortuita. Da qui Twain doveva prendere la nave per tornare in America, che venne però messa in quarantena: ciò costrinse l’autore a prolungare la sua permanenza nella città partenopea.

Nel libro “Innocents Abroad” (Innocenti all’estero) Mark Twain descrive la sua permanenza a Napoli, soffermandosi in particolar modo sulla suggestiva scalata del Vesuvio.

La feroce critica di Napoli

Mark Twain, con la sua pungente ironia, non evita di criticare il luogo. Napoli gli sembra una città senza ordine sociale, in cui anche i “prìncipi senza principato”, che abitano in povere case e patiscono la fame, non rinunciano a possedere una carrozza e a mostrarsi in pubblico nella passeggiata serale per la Riviera di Chiaia.

Descrive una “processione” di ricchi e poveri, nobili, vescovi, mendicanti, ragazzi coperti solo di stracci, operai, modiste, prostitute, e spazzini con i carri contenenti i rifiuti di tutta la città, trainati da asini “poco più grossi di un cane”.

Mark Twain non perde occasione per ironizzare sulle abitudini dei cittadini napoletani, scagliandosi contro il disordine, la promiscuità e quella che definisce “una delle più miserabili imposture religiose che si possano trovare in Italia: la liquefazione miracolosa del sangue di San Gennaro…Questa farsa sinistra si ripete due volte l’anno e dura otto giorni”.

Twain si scaglia inoltre contro la mancanza di delicatezza dei napoletani, che stando alle sue parole chiedono soldi senza sosta e per qualsiasi cosa:

“Chiedono soldi senza sosta, li pretendono anche per un sorriso, anche per un’informazione che ti danno, anche per delle semplici informazioni…Questi napoletani chiedono sempre il quadruplo dei soldi che intendono prendere, ma se tu gli dai ciò che prima chiedono, si vergognano di mirare così in basso, e subito chiedono di più”.

Lo scrittore va a Ischia, che non suscita però la sua ammirazione, e va anche a Capri, dove lo infastidiscono i severi controlli a cui la polizia sottopone lui e gli altri turisti. Rimane però affascinato dalla Grotta Azzurra e dai colori dell’isola.

Mark Twain a Napoli: incantato dal Vesuvio

Mark Twain, d’altro canto, non può non celebrare la bellezza di Napoli. “Mi ricorderò della nostra gita al Vesuvio per molto tempo, in parte per le esperienze della gita turistica, ma principalmente per la stanchezza del viaggio”.

Vedere Napoli come l’abbiamo vista all’alba da lontano, sul lato del Vesuvio, è un’immagine di meravigliosa bellezza…Si potrebbe ben dire, allora, “vedi Napoli e muori”. La cornice del quadro era di per sé affascinante. Davanti, il mare liscio – un vasto mosaico di molti colori; le alte isole che nuotavano in una foschia sognante in lontananza…È dall’Eremo, lì sul lato del Vesuvio, che si dovrebbe “vedere Napoli e morire”.

Arrivati in cima, Twain descrive la bellezza incredibile della lava, che gli suggerisce una meravigliosa riflessione:

“Tutte queste forme incantate, questo panorama turbolento, questa tempestosa, enorme distesa di nero, con le sue elettrizzanti suggestioni di vita, di azione, di moto furioso, ribollente, impetuoso: tutto questo era pietrificato, colpito a morte e raffreddato nell’istante stesso della sua più frenetica turbolenza, incatenato, paralizzato, con lo sguardo torvo di rabbia impotente rivolto al cielo per sempre”.

La grande abilità artistica di Mark Twain fornisce un’identità alla lava. È un’identità scissa, poiché questa rappresenta la morte e la vita contemporaneamente. Si sofferma poi sui colori sgargianti del Vesuvio: “Quando il sole irrompeva attraverso le nebbie del mattino e accendeva questa magnificenza colorata, sormontava il Vesuvio imperiale come una corona di gioielli!”

Dunque, anche il celebre scrittore, che con la sua pungente ironia si scagliava contro tutto e tutti, rimase affascinato dalle bellezze sgargianti del Vesuvio, meraviglioso simbolo della nostra bellissima città partenopea.

 


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