Le Vésuviennes, le femministe del ’48 parigino che si ispiravano al Vesuvio

Cima del Vesuvio troncata dopo l'eruzione del 1794


Il legame tra Napoli e Parigi è innegabile e forte da sempre: dalla bellezza delle due antiche corti all’esperienza della Repubblica Napoletana del 1799 fino alla lingua francese che, a lungo andare, si è riversata nel napoletano. Di questo indissolubile legame ha parlato anche il filosofo tedesco Walter Benjamin che, innamorato di Parigi, ha visitato Napoli circa venti volte e ha risieduto a Capri per ben 6 mesi nel 1924.

“Sto preparando un grande saggio su Napoli. Non appena ho la bella copia uscirà “Neapel”, in lettone e forse anche in tedesco. Non sono riuscito a congedarmi da questa città neanche col soggiorno a Roma”, scrisse il filosofo all’editore Weissbach i primi di ottobre del 1924.

Per Benjamin, infatti, Napoli non è soltanto una delle “immagini di città” che ci ha restituito (tratterà anche di Mosca e Gerusalemme): Napoli contiene la miniatura dei suoi celebri “Passages” di Parigi di cui scrive nell’opera omonima che lo tenne impegnato per ben tredici anni.

Insomma, Napoli e Parigi sembrano essere due città da sempre e indissolubilmente legate come da cunicoli sotterranei che attraversano tutta l’Italia fino a giungere in Francia. Si tratta di due città che, inoltre, potrebbero dirsi accomunate da una certa “vulcanicità”: quella lapalissiana di Napoli data dal Vesuvio, il vulcano più importante d’Europa e quella rivoluzionaria, culturalmente vivace, di Parigi.

Prova di ciò è la curiosa esistenza di un gruppo di donne rivoluzionarie parigine attive durante i moti del ’48 (la cosiddetta “primavera dei popoli” che investì l’intera Europa tra il 1848 e il 1849) che decisero di chiamarsi “les Vésuviennes”, dunque, “le Vesuviane”.

Le Vésuviennes, infatti, erano un gruppo femminista attivo a metà del XIX secolo che ha scelto il suo nome poiché, citando le loro parole,come la lava, a lungo trattenuta, che deve finalmente riversarsi attorno a noi, la nostra idea di uguaglianza femminista non è in alcun modo incendiaria ma in tutti i modi rigenerante”.

Tra i gruppi più radicali dell’epoca, le Vésuviennes promuovevano il servizio militare femminile, il diritto delle donne di potersi vestire come gli uomini e l’uguaglianza legale e domestica tra uomo e donna, anche per quanto riguarda le faccende domestiche.

Gran parte delle Vésuviennes erano giovani donne di età compresa tra i 15 e i 30 anni, lavoratrici mal pagate e non sposate. Le altre femministe dell’epoca non sempre condividevano i loro comportamenti: tra i più criticati, l’abitudine di indossare la culotte e quella di organizzare frequenti manifestazioni in strada.

Recentemente alcuni storici hanno iniziato a sostenere l’idea che questa organizzazione femminista non fosse altro che una burla da parte della polizia francese che avrebbe redatto una “costituzione” ad hoc. Prostitute che potessero comportarsi in modo più spregiudicato delle femministe dell’epoca.


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