Putesse essere allera: la storia di Malala, che ha combattuto i talebani con la penna


“L’istruzione è un nostro diritto. Esattamente come è un nostro diritto cantare e giocare. L’Islam non ci ha negato questo diritto, anzi, prescrive che ogni ragazzo e ogni ragazza vadano a scuola. Il corano dice che dovremmo ricercare la conoscenza, studiare tanto e apprendere il più possibile sui misteri del mondo.”

È questo l’urlo di protesta della giovane eroina pakistana Malala Yousafzai,vincitrice del premio Nobel per la pace nell’Ottobre del 2014, per rivendicare i diritti civili delle donne e il diritto alla cultura e al sapere.

“Un bambino, un insegnante ed una penna possono cambiare il mondo” – Malala dice no alla violenza e alle ingiustizie e, armata di libri e tanto coraggio, dà voce alla sua causa per trasformare le sorti mondiali di ogni bambina. Al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli – il 27 novembre è andato in scena, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, “Malala: la mia lotta per la libertà”. La rappresentazione teatrale si colloca all’interno della manifestazione, promossa dal Comune di Napoli,“Putesse essere allera”, chiaro omaggio in chiave femminile al famoso brano di Pino Daniele per sensibilizzare la città sul piano culturale e sociale.

Lo spettacolo si apre con la proiezione di un tributo video in memoria delle vittime della strage avvenuta a Parigi il 13 novembre. Gli attori in scena, accompagnati da diversi contenuti audio e video, hanno rappresentato in maniera chiara ed essenziale la lotta di Malala, iniziata all’età di 11 anni con la creazione di un blog per la BBC in cui ha documentato, sotto pseudonimo, le ingiustizie e le proibizioni subite dalle donne da parte dei talebani. L’attivismo politico e le continue denunce sociali sono costate care alla giovane donna: il 9 ottobre 2012, ritenuta un pericolo dai sovversivi pakistani, fu ridotta in fin di vita mentre si recava a scuola con dei colpi di arma da fuoco. Ciò non è servito per zittire la protesta di Malala, al contrario, ha reso più forte la sua voce e la sua battaglia contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo che può essere vinta solo attraverso l’istruzione. “La penna è più potente della spada” ha affermato Malala nel discorso tenuto presso la sede dell’ONU nel 2013.

La storia di questa piccola grande donna è narrata dagli attori Fabiana Spinosa, Valentina Di Leva,Gennaro Monforte, Antonio Saponara e dalla voce fuoricampo di Mario Migliaccio. Lo spettacolo si è concluso con l’intervento del Dott. Mario Guarino, medico presso l’ospedale San Paolo di Napoli e responsabile dello sportello rosa, un servizio integrato di prima accoglienza ed assistenza per le donne vittime di violenza fisica e psicologia.
Malala: la mia lotta per la libertà – Il progetto, a cura di Marilena Gagliotti, vuole essere un’occasione per portare alla riflessione il popolo partenopeo e per manifestare il dissenso verso ogni forma di violenza, simbolica e materiale,nei confronti delle donne.


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