Davide Bonavita, da capo ultras della Juve a tifoso del Napoli: “Ero un infiltrato”


Da capo ultras della Juve a tifoso del Napoli. Questa è la storia – paradossale e non del tutto chiara – di Davide Nouaimia Bonavita, imprenditore quarantaduenne originario di Ottaviano e residente a Stoccarda, fondatore nel 2013 dei True Boys, un gruppo ultras di fede bianconera che negli ultimi mesi è stato più volte al centro dell’interesse mediatico.

Il nome di Bonavita compare, anche se non implicato, nell’inchiesta nota come “Last Banner” che ha indagato a riguardo dei rapporti tra la società juventina e la criminalità organizzata. L’inchiesta ha portato all’arresto di 12 capi ultras, accusati di aver fatto pressioni alla dirigenza bianconera al fine di ottenere i biglietti da rivendere attraverso il sistema del bagarinaggio.

Bonavita viene interpellato dalla Digos di Torino in seguito ad un dissidio venutosi a creare tra due gruppi ultras: i True Boys e il gruppo Tradizione. Nello specifico, la frizione si è verificata tra Umberto Toia del gruppo Tradizione e Salvatore del Sorbo dei True Boys. Causa del dissidio: i cori discriminatori contro la città di Napoli.

Nelle ultime due settimane, esattamente dal 15 novembre, Davide Bonavita ha dato inizio ad una serie di pubblicazioni sul proprio profilo Facebook con messaggi e fotografie attestanti la propria fede partenopea. Tra i più significativi, un post del 26 novembre nel quale, oltre a rivelare la propria fede azzurra, l’ex True Boys ha inviato un messaggio al dirigente Alberto Pairetto, Head of Stadium Revenue della Juventus.

«Caro Alberto Pairetto – si legge nel post – il Cavallo di Troia non l’hai potuto fermare. E’ dal 2013 che lavoro per il mio progetto e mi sono sentito come un uomo in Cella con il 41 bis… per una cosa, interrompere il vostro equilibrio Rubentino, per non farvi più cantare “Lavali col F….” grazie a me non la canterete mai più …tutto il resto nei prossimi giorni.
P.S. per tutti quelli che mi hanno seguito negli ultimi 6 anni, sapete avete fatto parte sempre della mia amicizia, so che molti di voi non accetteranno questa verità, ma sappiate bene che chi disonora la sua patria è perso… il mio sangue e stato sempre AZZURRO e nella mia vita esistono solo due colori, il Bianco e l’Azzurro.
FORZA NAPOLI FINO ALLA MORTE e come dice la frase sul mio profilo “’Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost'”».

Il medesimo concetto è stato ribadito con un secondo post pubblicato poche ore dopo e accompagnato da una foto modificata della locandina del film “Quel ragazzo della curva B”. Nel post si legge: «Un solo napoletano c’è voluto per farvi cadere… un solo napoletano è riuscito a rifornire voi Beduini del Primo Anello – Curva Sud con biglietti e adesso vi ho fatto cadere come una spugna bagnata… un solo Napoletano c’è voluto a chiudervi la bocca e a non farvi mai più cantare
• lavali col ….
• terremotati e
• colerosi
… questi cori li potete cantare solo chiusi in un cesso.
Finalmente ce l’ho fatta Forza Napoli fino alla Morte».

Stando ai post, l’ex leader dei True Boys sembrerebbe essere un tifoso del Napoli infiltrato nella curva juventina al fine di interrompere i cori contro la città partenopea. Questa posizione è stata confermata dallo stesso Bonavita in due interviste: una a Stylo24 che ha per primo lanciato la notizia, l’altra rilasciata al quotidiano torinese Nuova Società, dove ha dichiarato di aver fondato il gruppo dei True Boys: «Perché sono napoletano e ho sempre schifato quel tipo di razzismo contro i partenopei. Così mi sono detto: creo questo gruppo. Nel 2013 nascono i “True Boys” però non lo rendo noto. Intanto ho iniziato a iscrivermi ai club juventini in Germania fino ad arrivare ad avere un club tutto mio. Il primo fu uno Juventus club ufficiale, poi ho aperto “Drughi sezione Germania” e quindi sono entrato nella Curva Sud. Fino a dove volevo arrivare. A me interessava di sfondare nel primo anello dove si poteva arrivare ad Alberto Pairetto, che ho conosciuto quando è diventato dirigente».

Nel corso dell’intervista Bonavita ha dichiarato altresì che nessun membro dei True Boys sapeva del suo progetto: «Già per mio carattere non mi fido di nessuno e anche con i miei familiari non avevo parlato di questa idea. Ripeto: io mi sono infiltrato perché mi sentivo offeso dai cori come quello storico “Vesuvio lavali col fuoco”. E per smascherare il sistema Juve e distruggerlo».

A proposito di Alberto Pairetto, invece, Bonavita ha affermato di aver ricevuto da lui «7.500 biglietti in due-tre anni. Per ritirare i tagliandi mi venivano indicate le biglietterie di Roma e Torino. Ma non facevo bagarinaggio. Anzi li davo a prezzi stracciati, con una piccola aggiunta di 10-20 euro agli esterni, per il servizio. Quel denaro serviva per investire sul merchandising dei True Boys. Con quei biglietti veniva rifornito tutto il primo anello. Alcuni di questi addirittura modificati a mano».

Intanto il web si separa, non sono in pochi a non credere né alla fede partenopea di Davide Nouaimia Bonavita né al suo progetto per impedire i cori discriminatori contro Napoli. Leggendo i commenti rilasciati sulla sua pagina Facebook, infatti, c’è chi sospetta altre ragioni alla base di queste rivelazioni. Si attendono ulteriori aggiornamenti sulla questione.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI