Napoli, l’ex portiere azzurro Taglialatela accusato di associazione mafiosa


Per anni ha difeso strenuamente la porta del Calcio Napoli, ora però Giuseppe Taglialatela si trova a dover difendere qualcosa di ben più importante, la sua stessa persona e la sua libertà.

Secondo quanto riportato da un comunicato emesso dall’ANSA, infatti, l’ex numero uno partenopeo, da tutti conosciuto col nomignolo “Pino”, sarebbe stato accusato di associazione di stampo mafioso, reato contestatogli da Maria Cristina Ribera, pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Il tutto sarebbe partito da un’informativa resa nota dal Gico della Guardia di Finanza. Secondo la stessa Taglialatela sarebbe stato un “testa di legno”, ovvero un prestanome di un presunto affiliato ad un clan camorristico. Per l’esattezza si tratterebbe di Mauro Moraca, il quale avrebbe utilizzato autovetture in realtà appartenenti all’ex estremo difensore non solo del Napoli (con cui ha giocato per cinque stagioni, dal 1993 al 1998), ma anche della Fiorentina e dell’Atalanta.

Sulla vicenda è già intervenuto l’avvocato di Moraca, il dott. Giuseppe Pellegrino, che ha dato alla stampa una sua prima versione dei fatti, confermando che alcuni veicoli intestati a Taglialatela in realtà venivano utilizzati dal suo assistito, ma affermando che ciò sarebbe dipeso semplicemente da motivi assicurativi legati alle autovetture. In pratica, vivendo ad Ischia il portiere azzurro godeva di sgravi relativi al pagamento dell’assicurazione automobilistica, di cui avrebbe quindi beneficiato Moraca.

Se questa è la verità o meno sarà ovviamente il tribunale di Napoli a stabilirlo. Già fissata, infatti, la prima udienza del processo, che si terrà l’1 luglio presso la quarta sezione penale.


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