L’insostenibile leggerezza dell’essere “tifoso” in una sporca Serie A


Calcio. Una parola mille emozioni. Incredibile, quanto un pallone che scivola su un terreno verde possa emozionare e far vibrare il cuore della gente. Gente che crede, che sogna, che spera, che investe e che ci rimane male. Quella stessa gente che si indebita per seguire la propria squadra e che piange quando quel goal, proprio non entra.

Quella stessa gente delusa da un calcio che non è più emozionante.

Perchè la verità è che il calcio si è ammalato e i tifosi anche. Un virus che sta infettando tutti. E cure non ce ne sono. Ce lo dobbiamo tenere sporco e moribondo. Perchè questa volta contro il calcio-Golia anche il più entusiasmante tifoso-Davide morirebbe. In questo calcio non c’è più spazio per le favole. Nessuno le vuole e nessuno ci crede.

E chi ci prova ancora a coltivare un sogno segreto, viene catapultato in una realtà fatta di prepotenze, mezze verità, paroline ambigue e gesti inspiegabili e impuniti. Un gioco telecomandato che a guidarlo sono coloro che dovrebbero assicurarsi che questo “calcio” resti pulito. Una contraddizione in cui a perdere sono sempre i tifosi.

Quelli veri. Quei pochi veri che sono rimasti. Gli illusi e i romantici. Ai quali si accendono ancora le pagliuzze negli occhi quando la propria squadra vince. Quelli che hanno il cuore negli occhi. E lo fanno vedere senza vergogna e senza remore.

Vergogna che dovrebbero provare chi ha fatto del gioco più bello al mondo, la beffa più grande dell’universo. 

Perchè ormai questa Serie A non diverte più. E’ solo un gioco ripetitivo in cui a perdere sono sempre e solo i tifosi e le loro speranze.

 


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