Dall’Europa alla provincia: così ADL sconfessa il suo Napoli


Da giorni ormai è stato ufficializzato Maurizio Sarri come nuovo allenatore del Napoli. Una scelta, questa di De Laurentiis, che ha gettato nel pessimismo cronico più di qualche tifoso partenopeo. Dopo due anni segnati indelebilmente da Rafa Benitez, che hanno portato ad una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana ed una semifinale di Europa League, il Napoli riparte dalla provincia. Sarri, persona perbene e tecnico rivelazione della stagione appena conclusa, si trova adesso a dover fare i conti con la pesante eredità lasciatagli da Benitez, scappato senza troppi rimpianti a Madrid.

Di Sarri e del suo modulo di gioco ne abbiamo già parlato in queste pagine mesi orsono. Se le sue doti da tecnico (e soprattutto di professionista) non sembrano essere messe in discussione, è altrettanto vero che il suo insediamento a Napoli ha lasciato perplessi molti addetti ai lavori. Benitez, allenatore navigato, che ha vinto ovunque in Europa, ha condotto il Napoli nell’olimpo del calcio europeo, donandogli una precisa identità di gioco. Ed è per questo che in molti, dopo il suo annunciato addio, speravano di vedere a Napoli un tecnico dalla caratura europea, abituato a calcare i palcoscenici più prestigiosi. La piazza chiedeva a gran voce l’arrivo di Klopp, tecnico giovane, preparato, ed erede naturale di Benitez.

Così non è stato. Sarri, la cui carriera da allenatore inizia dal lontano 1990, ha fatto una lunghissima gavetta, siedendosi sulle panchine (tra le tante) di Pescara, Arezzo, Avellino, Grosseto, Sorrento, Empoli. Una carriera ben diversa da quella di Benitez, orgogliosamente “sacchiano”, cresciuto con il calcio totale del tecnico italiano. Due filosofie e due carriere completamente diverse, che mettono Sarri e Benitez agli antipodi.

Nonostante i dubbi e le perplessità sollevate a più riprese dai tifosi, De Laurentiis non batte ciglio, ma anzi difende orgogliosamente la sua scelta. “Ho deciso di puntare su un Napoli italiano, basta con questo provincialismo dell’estero. Sarri è il giusto tecnico per iniziare un nuovo ciclo. Ripartiamo dalla provincia italiana”. Dichiarazioni legittime, ma che oggi risuonano più che mai incoerenti alla luce dell’ultima, deludente stagione degli azzurri.

Non meno di due anni fa, alla prima conferenza stampa di Benitez, De Laurentiis legittimava così la sua scelta: “Ho scelto Benitez perché la sua idea di internazionalizzazione del Napoli mi ha conquistato, del resto a Napoli ci sono molti giocatori stranieri”. Dichiarazioni che stridono con quanto professato in settimana. Da un tecnico straniero, e da una squadra composta da stranieri, si è passati ad un tecnico provinciale (la carriera di Sarri è lì a dimostrarlo) e ad una squadra di giocatori italiani, in gran parte provenienti dall’Empoli: Valdifiori e Saponara sono infatti i primi nomi presenti nella lista stilata da Sarri, il quale vuole assolutamente ripartire con giocatori che già conoscono le sue idee di calcio.

Se mai ci fosse bisogno di complicare ulteriormente la situazione, ci si è messo anche il procuratore di Higuain, smentendo a più riprese l’esistenza di questa fantomatica clausola rescissoria presente nel contratto del Pipita, il quale ha voglia di cambiare aria, stufo di saltare per il secondo anno consecutivo la Champions League. I nomi del possibile sostituto dell’argentino? Si fa avanti con forza l’idea Immobile, con un clamoroso ritorno in Italia dopo la deludente parentesi tedesca. Un nome che non accende per nulla l’entusiasmo della piazza, anzi.

Insomma, Aurelio De Laurentiis, nel giro di due anni, ha sconfessato la sua “creatura”. Anziché insistere sull’internazionalizzazione del Napoli, ha preferito puntare su un tecnico italiano e senza esperienza. Una scelta, non ce ne voglia il presidentissimo, dettata, più che dalla voglia di un ritorno alla provincia,dalla mancanza di capitale da investire per allestire un Napoli pronto per i massimi livelli del calcio italiano ed europeo, come dimostrano i nomi fatti in queste settimane, per un mercato che si prospetta all’insegna dell’austerity e dell’affare a costo zero. L’ennesimo coup de théâtre di De Laurentiis insomma, il quale camuffa abilmente la mancanza di un grande progetto internazionale (e di soldi, aggiungiamo noi), professando un amore viscerale per la provincia, che però mai aveva manifestato in passato.

La speranza, per i tifosi partenopei, è che Sarri sappia dimostrare il suo valore anche in una piazza complicata come quella di Napoli, ormai abituata a restare ai vertici del calcio italiano. Per quanto riguarda De Laurentiis invece, si invoca maggiore chiarezza nell’esposizione delle idee e dei progetti per il futuro. Lo ribadiamo: ripartire da un tecnico come Sarri significa sconfessare quanto fatto negli ultimi due anni. Un passo indietro e poi sempre avanti, si è soliti dire. A Napoli però i passi indietro sono stati più di uno. I tifosi attendono impazienti il decisivo passo in avanti.


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