Video. Napoli, fenomeno baby gang: “Facciamo paura perché siamo pronti a tutto”


Giulio Golia ha intervistato per “Le Iene” alcuni ragazzi minorenni napoletani che fanno parte di una baby gang napoletana, una “Paranza” come viene definita in gergo. Queste stanno diventando sempre più pericolose a Napoli con le cosiddette “stese”, dove un gruppo di ragazzini minorenni corre sui motorini sparando in aria e terrorizzando il quartiere non solo di notte ma anche in pieno giorno.

Napoli da mesi è flagellata da una vera e propria guerra di camorra, dove i protagonisti sono questi ragazzini che si contendono le piazze di spaccio. Anche avere paura in quei quartieri è diventato normale, gente che scappa in pieno giorno dai mercati, rioni che lentamente muoiono con negozi e locali che chiudono perché gestori e clienti improvvisamente si vedono piombare nel locale ragazzini con passamontagna e kalasnikov.

Ma perché nessuno dice niente, nessuno si ribella?Oggi si muore anche per le stronzate, se tu mi tagli la strada io ti uccido, questi sono talebani“, racconta un abitante di Scampia. Inoltre c’è chi spiega perché questi baby camorristi fanno paura. “Sono diversi dai vecchi boss, prima c’era davvero una regola, invece questi agiscono da soli, senza chiedere il permesso a nessuno solo perché è figo“, racconta un uomo.

Si tratta di ragazzini in sella a motorini che di giorno agiscono come sentinelle, girano e rigirano nel quartiere per tenere sotto controllo la situazione. “Siamo a Baghdad“, ripetono in molti. Entrano nei locali per spaventare ed intimidire le persone, ma tra questi “avvertimenti” spesso ci scappa anche il morto, a volte vittime innocenti che si trovano a passare per caso come Genny Cesarano, trovatosi nel momento sbagliato e al posto sbagliato.

Ma perché questi ragazzini scelgono questa vita? Probabilmente per l’alto tasso di disoccupazione giovanile, che al sud è al 70%. I ragazzini vengono attratti dal guadagno “facile”: per circa 500 euro a settimana spacciano droga e non essendoci lavoro si lasciano convincere.

Le nostre famiglie non lo sanno che facciamo parte di una Paranza. Non siamo fieri di questo perché a volte facciamo degli sbagli, però quando si è costretti a fare delle cose dalla vita…“, racconta uno di loro. “Quando a 15 anni hai un papà in carcere, una mamma disoccupata e un fratello piccolo devi farlo. Chi si prende a lavorare uno scugnizzo come me?“, spiega un altro.

Abbiamo fatto rapine, spacciato droga, fatto furti, picchiato gente, anziani e bambini perché andiamo rispettati. Siamo pronti a fare di tutto, anche ad uccidere, non ci importa!“, spiegano questi ragazzini di età compresa tra i 15 e i 22 anni. “Vogliamo solo un posto migliore di questo, una Scampia migliore di questa. A noi lo Stato non ha mai dato niente!“, continuano.

Per farci cambiare idea dovrebbero darci un posto di lavoro, farci vedere una strada come l’hanno fatta vedere a te Giulio“, hanno concluso.

Napoli è la più grande piazza di spaccio d’Europa ed è in questo contesto che è nato e cresciuto il fenomeno delle baby gang. Ragazzini che invece di studiare, di giocare e di vivere la loro adolescenza sono costretti a crescere in fretta e in un mondo marcio come quello della malavita organizzata. Avrebbero bisogno di un punto di riferimento, di persone che li portino verso la strada giusta e i napoletani devono alzare la testa, devono dire basta e non lasciarsi andare.


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