Cantone sui camorristi: “All’esterno fanno i boss, dentro guappi di cartone”


Metti un Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, nell’aula di una scuola di Torre Annunziata (una di quelle che sorgono nelle zone “off limits” della città), insieme a tanti ragazzi, alunni dell’istituto, molti dei quali abitanti di quelle vie antiche, un tempo centro storico, oggi convergenza del degrado torrese. Mettili insieme, appunto, e osserva come certi pianeti così opposti possano arrivare a sfiorarsi ma solo accarezzandosi, senza mai collidere.

Stamattina, alle ore 11.00, all’Istituto Comprensivo “Giacomo Leopardi”, è andato in scena un incontro tra chi combatte per la legalità ogni giorno e chi, purtroppo, si trova a guardarla, più o meno da vicino, respirandola in questa città, tanto bella quanto sfortunata, con l’innocenza di chi “vede”, ma non può davvero vedere.

Il dibattito tra grandi e piccini è stato aperto dal Dirigente Scolastico, Concetta Cimmino, che ha introdotto il presidente Cantone. Presente anche il sindaco torrese, Giosuè Starita.
Nella sua breve presentazione, Cantone ha raccontato un aneddoto, con cui ha subito abbattuto il falso mito del “camorrista ricco, delinquente e contento”: “Una volta un mafioso pentito mi disse ‘lo sai che ho iniziato davvero a vivere quando ho smesso con quella vita? Sì, perché prima non potevo nemmeno mangiare una pizza fuori con la mia famiglia. Ora guadagno meno, ma almeno ho la tranquillità’, poi molti che all’esterno fanno i boss, in carcere sono guappi di cartone, non più leoni”.

Subito dopo, piovono le domande dei tanti bambini presenti. Si va dal “perché hai deciso di fare il magistrato?” al “come si combatte la corruzione?“, fino ad arrivare a uno schiettissimo “tutti i negozi pagano il pizzo?”. Cantone, attento e disponibile, ha soddisfatto tutte le curiosità dei bambini, sviscerando tematiche di gran peso con parole e metafore accessibili a tutti: “La legalità è il rispetto delle regole, se le regole esistono c’è una ragione. E se ti abitui a rispettarle poi diventa più facile farlo. Voi dovete iniziare rispettando insegnanti, compagni e genitori. La corruzione purtroppo esiste da sempre e in tutti gli Stati. E’ una di quelle malattie che riguardano tutti. Oggi c’è una nuova scommessa, ossia prevenirla, ad esempio con la trasparenza”. Un bambino, a tal proposito, chiede: ‘ma la trasparenza significa essere invisibili?’. Cantone, con un sorriso, spiega che è proprio il contrario: “La trasparenza è l’immagine di una casa fatta solo di vetro e si vede tutto quello che c’è dentro. E’ il modo più importante attraverso cui chi sta al potere dovrebbe far vedere quello che fa. La luce è il più grande disinfettante del mondo”.

Qualcuno gli ha chiesto quali siano gli aspetti positivi e negativi del lavoro di un magistrato, e Cantone ha risposto con tutta la sincerità del mondo: “La parte più bella del mio lavoro è collegata a un fatto: ho sempre voluto capire io personalmente delle cose, capirle senza intermediazione. Ma il momento più difficile è stato pensare che le conseguenze del mio lavoro lo avrebbero pagate anche i miei figli. A questo non ho una risposta, ma spero che un giorno capiranno la mia scelta”. Ma, assicura, c’è un premio grandissimo in serbo per ogni bravo magistrato: “Ti consente di fare una vita dignitosa utilizzando la cosa più importante: la libertà”.

Alcune richieste sono difficili e dolorose. Come quella di un ragazzino che chiede ‘perché la camorra usa i ragazzi della nostra età?’. La camorra fa fare cose apparentemente lecite e li utilizza perché sono meno controllati – spiega il magistrato – li paga meno, per una serie di ragioni. Ma questo è solo l’inizio, perché ti danno l’impressione di fare cose poco pericolose. Ma dopo un po’ ti chiedono ‘vuoi portare questo pacchetto da un posto all’altro?’, oppure ‘mi fai sapere quando Pasquale esce da casa?’, così quello che all’inizio sembrava essere una cosa quasi innocua, diventa una cosa gravissima. Questo significa che a volte a 18-19 anni, ci sono ragazzi in carcere a dover scontare pene grandissime”.

Il dibattito, poi, si è spostato su Torre, e sul dramma disoccupazione che, chiedono i bambini, ‘aumenta la criminalità’? Secondo Cantone, non è esattamente così: “In realtà è la criminalità ad essere la causa della disoccupazione. Se sono un imprenditore e so che mi romperanno le scatole, non apro un’attività. Sicuramente la disoccupazione crea problemi e la criminalità aumenta la disoccupazione, ma io conosco tantissimi disoccupati per bene”.

Infine, carota per Torre Annunziata e bastone per chi ha contribuito alla sua rovina: “Voi vivete in un posto bellissimo, avete il mare, gli scavi, Napoli a due passi, se lo raccontaste a uno svedese vi direbbe che state in paradiso. Ma questo paradiso lo abbiamo distrutto noi”.

Si può ricomporre un paradiso? Si può guarire qualcosa che sta morendo o che forse è già morto? Chissà. Ma si può sperare in futuro migliore. Partendo magari da tutti i ragazzi presenti oggi, testimoni di una mattinata in cui si sono abbattute le barriere dell’età e si è parlato di giustizia con la consapevolezza di trovarsi di fronte alla generazione del domani. E nei giovani è riposto il sogno di una città e di una nazione intera: restituire bellezza alla bellezza.

“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo” (Paolo Borsellino). 

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