Robinù, Woodcock: “Tutta Napoli dovrebbe vedere questo documentario”


Continuano i commenti attorno al docufilm presentato da Michele Santoro al 73° Festival di Venezia, “Robinù”, incentrato sui ragazzi protagonisti delle “paranze dei bambini”. Stavolta a parlarne su Repubblica è stato il magistrato Henry John Woodcock, sostituto procuratore presso il Tribunale di Napoli, invitato – visto il suo impegno nella lotta alla camorra – proprio nella città delle gondole per assistere alla proiezione del documentario stesso.

Molto positivo il suo giudizio sulla prima opera cinematografica del giornalista d’inchiesta Rai, travestitosi per l’occasione da regista, che : “Si tratta, a mio avviso, di un documento straordinario, il cui pregio principale è quello di non evocare nessuna sensazione né di pietismo né di eroismo. Un vero e proprio atto di denunzia, forte e diretto, nel quale a parlare sono solo i ragazzi (e i parenti) protagonisti delle storie raccontate; non a caso sparisce e risulta silenziata anche la voce dell’intervistatore. Credo che tutti i napoletani dovrebbe vedere questo documentario”. Un giudizio che tozza contro chi, invece, – come avvenuto per Gomorra – crede che simili produzioni non facciano altro che svilire la già tanto deturpata Napoli (ultimo il giudizio poco entusiasta di Cruciani circa la volontà di De Magistris di candidare la città per le Olimpiadi 2028).

Il giudizio di Woodcock, però, in realtà nasconde soprattutto una dura riflessione contro l’immobilismo della borghesia napoletana: “Credo che tutti i napoletani e soprattutto la borghesia dovrebbero vedere Robinù, perché spesso trova più conveniente ignorare il problema, oppure, peggio ancora, lo affronta, lo analizza e immagina anche di poterlo risolvere con quella punta di inesorabile snobismo che la caratterizza da sempre. Invece – continua il pm sulle pagine di Repubblica.itil fenomeno è ormai entrato a pieno titolo nel “salotto” di Napoli: non si spara solo a Forcella o a Scampia, ma anche a Piazza Municipio, a Piazza Plebiscito e nella zona del teatro San Carlo“.

Con Santoro Woodcock condivide anche l’idea che per i ragazzi implicati nella malavita e nella camorra debba esserci una seconda chance, nonostante alcuni estratti di Robinù non mostrino sempre il pentimento da parte loro: “Indubbiamente, la visione di Robinù suscita rabbia e amarezza. Ma per quanto mi riguarda, conservo l’auspicio che le istituzioni possano trovare il modo per garantire a questi ragazzi una seconda opportunità, magari facendo in modo che, scontata la pena possano lasciare il crimine e tornare alle botteghe artigiane dei loro genitori e dei loro nonni“.


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