Napoli, violenza al San Paolo. L’autista del taxi in fiamme: “Sarei potuto morire”

Immagine di repertorio



Napoli-Dinamo Kiev
, partita giocata ieri sera al San Paolo, ha destato interesse non solo per quello che è successo in campo, ma anche per ciò che è accaduto all’esterno dello stadio. Dopo l’accoltellamento di due tifosi ucraini durante la notte della vigilia, nel corso della giornata di ieri si sono verificati incidenti prima dell’inizio della partita.

L’episodio più grave è avvenuto in via Giulio Cesare, intorno alle 19.50, quando alcuni teppisti hanno lanciato un petardo su un taxi: la vettura è stata avvolta dalle fiamme, finendo per carbonizzarsi. Le forze dell’ordine hanno fatto partite diverse cariche contro i tifosi del Napoli, i quali lanciavano bottiglie, pietre e sedie.

L’ennesimo scempio ad opera dei gruppi ultras, che hanno macchiato una partita fino a quel momento tranquilla. Una delle vittime di questa assurda violenza è l’autista del taxi bruciato, Emilio Caropreso. L’uomo è stato intervistato da Repubblica, ed ha raccontato tutto quello che ha vissuto in quegli attimi di panico e paura: “Non so chi abbia lanciato il petardo, ho visto solo il sedile posteriore che prendeva fuoco. Il finestrino era aperto, dal lato passeggero”.

Prosegue: “La tappezzeria ha iniziato a bruciare, e le fiamme hanno iniziato a divampare. La macchina ha preso fuoco in 5 minuti. Ho ancora addosso la sensazione che potevo morire. Si, sarei morto se non fossi uscito in tempo dalla macchina“.


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